Il cardinale Zuppi e il cardinale Lojudice si sono confrontati con gli studenti dell’Università su un tema centrale nell’agenda politica, ovvero quello dei migranti e la guerra in Ucraina. “Velocizzare il sistema dei rimpatri e l’esame delle istanze dei richiedenti asilo con procedure accelerate e incrementare i Cpr fino a uno per Regione”. Sono queste le ipotesi su cui sta lavorando il Viminale per gestire l’emergenza flussi con l’obiettivo di limitare l’impatto sui territori. Per il cardinale Zuppi i rimpatri sono complicati da effettuare. “Ogni governo ha sempre detto di restare fermo – ha affermato – ma è complicato”. Della stessa linea il cardinale Lojudice. “E’ un problema strutturale mondiale, da affrontare non come emergenza, ma a livello globale, rafforzando i corridori umanitari, dotandosi di strutture di accoglienza degne di questo nome – afferma -. L’Europa è forse disgregata, si fa fatica a camminare tutti insieme, serve una risposta degna di civiltà”.
E poi le rassicurazioni sulle condizioni di salute del Papa. “Sarà dimesso tra qualche giorno – ha affermato Zuppi -Il Papa ha ricevuto l’eucarestia, ha letto i giornali e ha ripreso il lavoro; penso che tra qualche giorno sarà dimesso. Gli facciamo tutti gli auguri e lo rassicuriamo che preghiamo per lui. Le differenze nella Chiesa ci sono e per fortuna -ha aggiunto-, il pensiero unico è altrove, nella Chiesa c’è sempre tanta discussione tanta e tanta comunione. Casomai malattia del Papa rafforza la comunione intorno a colui che la serve e la presiede e che è il Papa”. Sulla guerra in Ucraina Zuppi ha affermato che resta “una delle sfide più grosse in cui anche la chiesa è sottoposta. Anche la Chiesa deve fare di più”.
Il cardinale Augusto Paolo Lojudice ha affrontato poi la questione sempre dibattuta del matrimonio per i sacerdoti: “La Chiesa – ha affermato – è in continuo cammino ed evoluzione, io dico la verità spero di no, sarebbe ulteriore segno di clericalismo, sembra che solo i preti devono e possono fare qualcosa. Il problema non è la mancanza di vocazione, è la mancanza della ministerialità, tutto e troppo è stato delegato, anche per colpa nostra, per via di uno schema vecchio. La Chiesa non è una società o industria che necessità di capi servizio, ha bisogno di integrazione, la vocazione la manda il Signore. Poi se la Chiesa nel suo cammino plurisecolare penserà di allargare l’orizzonte non escludo nulla, ma non la vedo come una emergenza: sarebbe un tornare indietro” rimarca.