Monticchiello è andato in scena e resterà sul palco fino a mercoledì 14 agosto grazie al 58° autodramma del Teatro Povero dal titolo “Il velo della sposa”. Una drammaturgia partecipata da un intero paese che si interroga su questioni cruciali per la comunità e in cui chi guarda può di riflesso riconoscersi e ritrovarsi. Tradizione sperimentale che ogni anno propone un nuovo testo, lo spettacolo 2024 del Teatro Povero di Monticchiello è ideato, discusso e recitato dagli abitanti che diventano attori.
Una piccola epopea familiare che si sviluppa in tre momenti: durante la Seconda Guerra mondiale, negli anni del boom economico, infine oggi.
Il punto di osservazione, come sempre capita nel Teatro Povero, è quello del piccolo borgo toscano affacciato sulla Val d’Orcia, nel sud della provincia di Siena. Il percorso vede così svolgersi la storia del nostro Paese, avendo sullo sfondo tre matrimoni diversi, passaggi simbolici in cui l’ordine sociale si perpetua e si rinnova, snodi e bivi nei quali si coagulano scelte individuali di adesione o ribellione.
Il primo passo ha per sfondo dunque il dramma della guerra, con il suo strascico di lutti, sacrifici e voglia di ricominciare, con protagonista un’Italia contadina e povera, oppressa dai seguaci del vecchio regime ma ricca di aspirazioni al riscatto e all’equità; nel passaggio successivo, poi, quel momento di euforia a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta, che visto dalle campagne presenta però una natura ambigua: di riscatto e liberazione dall’oppressione secolare della marginalità, certo, ma anche di rottura, abbandono di legami e forme sociali tradizionali destinate a inabissarsi improvvisamente.
Infine, un epilogo nel contesto odierno, globale e apparentemente innovativo, dove però in trasparenza, dietro la strumentalità di forme progressive tali solo in superficie, si intravedono le oppressioni sociali, individuali e psicologiche che da sempre prevaricano gruppi e individui. Alle quali, infine, come sempre, la scelta di ciascuno può porre, se non rimedio in assoluto, almeno la speranza di un altro intendere, di un diverso modo di vivere, in cui finalmente quel velo possa liberarsi e seguire il suo volo.