Per comprendere come la frontiera senese si sia cristallizzata nelle forme attuali, per individuare quali vie d’uscita possano prodursi, sia sul piano nazionale che europeo, uno dei soggetti che agisce concretamente, Refugee Welcome Siena, parte della rete Si Solidal, insieme ad ANPI provinciale, organizzano per lunedì 16 dicembre un incontro con Mimmo Lucano, europarlamentare e sindaco di Riace, Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, Susanna Florio, della segreteria nazionale ANPI, con la testimonianza personale di Kawar Qayyum, presso la Saletta Mutilati, La Lizza, via Maccari 1, a partire dalle 17,30.
“Siena città di frontiera. “Siena ti apre il cuore più della sua porta” – affermano gli organizzatori – Non sono attratti da questa promessa, di cui pure la città si fregia da secoli, i profughi e richiedenti asilo che, fuggendo da guerra, violenza, fame, lungo la rotta balcanica, una volta giunti in Italia, prolungano il loro viaggio fino a raggiungere la nostra città dove sperano di poter avviare la procedura della richiesta di protezione internazionale. Ciò che li spinge è la ricerca di un luogo in cui non rischiare la vita nell’attesa che si attivino le procedure previste dalla legge, dopo essere scampati al freddo, alla stanchezza, alla malattia, alla violenza che li ha accolti traversando frontiere ostili”.
“E’ così che Siena, come ogni altro luogo civile del Paese e dell’intera Europa, si è trovata ad essere frontiera, senza tuttavia che a questa domanda – protetta da un preciso dettato della nostra Costituzione – le istituzioni cittadine e gli organi dello Stato abbiano finora dato risposte efficaci, sia sul piano organizzativo che su quello umano, prima ancora che umanitario”.
“Sono bastate poche decine di richiedenti asilo, concentrati nella zona da cui possono raggiungere gli Uffici preposti a ricevere le domande di protezione e a organizzare l’accoglienza, a creare una “emergenza” che Amministrazione comunale e Prefettura hanno lasciato nelle mani del volontariato, più o meno organizzato, ponendo quando possibile ostacoli di natura burocratica. Sgomberi forzati in piena notte, distruzione dei beni di conforto, lentezza esasperante nelle procedure di accoglienza stanno mettendo in evidenza come la città che si è scoperta frontiera si sia divisa tra posizionarsi dalla parte dell’umanità o riconoscersi in quella dell’indifferenza, della presunta neutralità della burocrazia, a mascherare pulsioni xenofobe quando non chiaramente razziste. Siena vive un problema che condivide con il Paese e con l’intera Europa, ma dovrebbe poter portare su quegli scenari una risposta istituzionale diversa, rispettosa della propria storia e della propria tradizione di accoglienza”.