“Sta per arrivare un’altra ondata di caldo ed ancora una volta i lavoratori esposti ad alte temperature si ritroveranno nelle condizioni di vedere ulteriormente ridotta la loro tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro”. – denunciano dalla FILLEA (Federazione Italiana Lavoratori Legno Edili ed Affini) CGIL e dalla FLAI (Federazione Lavoratori Agro Industria) CGIL di Siena.
“Le maestranze dell’edilizia/lapideo e dell’agricoltura saranno come sempre quelle più in difficoltà” – spiegano i Segretari provinciali delle organizzazioni sindacali Simone Arcuri e Roberto Giubbolini – “e quindi esortiamo tutte le imprese ed aziende ad adottare le misure necessarie per evitare ulteriori rischi per i lavoratori, già oggi costretti a ritmi di lavoro e sforzi fisici impegnativi. Lo stress termico, oltre ai malori, può portare anche alla diminuzione di concentrazione e perdita di attenzione, quindi a minore capacità di reagire agli eventi imprevisti, determinando un rischio di infortunio, ma si può intervenire modulando gli orari di lavoro ed organizzando riposi, ed eventualmente, nel caso dei cantieri edili, utilizzando la cassa integrazione sopra a 35°, come da circolare Inps del 3 maggio 2017”.
“In Toscana sono già disponibili da tempo le linee guida della stessa Regione – sottolineano i sindacalisti – che prevedono determinati tipi di comportamenti, interventi ed attivazione di misure per ridurre le problematiche ed il rischio dovuto alle alte temperature, come all’esposizione diretta al sole: mettere a disposizione dei lavoratori acqua e aree ombreggiate per le pause, adeguati indumenti da lavoro (ad iniziare da cappelli, abiti leggeri e scarpe di protezione di modello estivo) e non farli lavorare da soli. Alcuni giorni fa sono uscite anche le linee guida nazionali dell’Inail a tutela dei lavoratori esposti alle alte temperature, devono essere applicate e soprattutto bisogna vigilare affinché siano rispettate”.
“Lo stress termico è un grave rischio per la salute dei lavoratori, – concludono FILLEA CGIL e FLAI CGIL – tutti i protagonisti del mondo del lavoro devono rendersene conto e collaborare per modificare una cultura che fino ad oggi, anche in questa circostanza, ha visto prevalere in molti casi la logica produttiva su quella della sicurezza”.