Casa mia, casa tua, che differenza c’è. Cita Ghali Tomaso Montanari, il rettore dell’Università per Stranieri di Siena aprendo il nuovo anno accademico. “Perfino al Festival di Sanremo ha fatto irruzione la questione centrale del nostro tempo. Un italiano vero che canta in arabo ha mostrato al Paese quello che il Paese è già. Qua alla Stranieri studiamo che, no, non c’è differenza morale, e che le differenze culturali invece ci sono, per fortuna: e sono una straordinaria ricchezza, una cruciale occasione per crescere insieme. Per ridiscutere profondamente il concetto di identità”
L’inaugurazione avviene in un giorno preciso, il 19 febbraio. Quel giorno nel 1937 ad Addis Abeba due ragazzi eritrei lanciarono delle bombe verso le autorità, ferendo il generale Rodolfo Graziani. Per tre giorni gli italiani devastarono la capitale e le campagne, uccidendo 30mila etiopi. Ed è per questo che ad aprire la giornata è stato Bora Avsar, docente di lingua turca che ha letto le “Lettere a Taranta – Babú”. “L’autore è Nazim Hikmet, uno dei maggiori poeti europei del Novecento, un turco cosmopolita innamorato dell’Italia – spiega Montanari– , che finse di pubblicare le lettere in cui un giovane abissino, poi arrestato e giustiziato a Roma, annunciava a sua moglie l’imminente arrivo dell’invasione coloniale italiana. Quando uscì, era il 1935, il governo fascista di Mussolini ottenne dalle autorità turche che il titolo fosse cambiato: non un giovane abissino in Italia, ma Lettere a Taranta Babu. Un professore che è insieme curdo, turco e italiano, legge e traduce in italiano versi turchi nei quali parla un giovane africano, in Italia. Questa è la vita quotidiana dell’Università per Stranieri di Siena: traduzione, comparazione, mediazione. Vederci con gli occhi degli altri, imparare a scambiarci gli sguardi, studiare ogni giorno come i confini ci attraversino. Ma perché iniziare proprio con i versi di Hikmet, belli e terribili? Perché oggi è il 19 febbraio – spiega -. È il giorno in cui, da tempo, si chiede di poter celebrare una giornata nazionale di memoria delle vittime africane dell’occupazione coloniale italiana, stimate sopra le 500.000. Il 19 febbraio 1937, dodicesimo giorno del mese etiopico di Yekatit, iniziò la violenta rappresaglia italiana in ritorsione al fallito attentato al maresciallo Graziani, il boia del Fezzan, che in capo a qualche mese fece circa 20.000 vittime, culminando nell’eccidio del monastero di Debra Libanòs, «il peggior crimine di guerra dell’Italia» – sottolinea-. Decolonizzazione è la parola chiave di questa giornata. Una definizione efficace di decolonizzazione è quella di Edward Said, grandissimo intellettuale palestinese, instancabile costruttore di pace. Un nome che non si può oggi pronunciare senza chiedere, e tutta la nostra comunità accademica lo chiede, un immediato cessate il fuoco a Gaza”.
All’inaugurazione è presente la Ministra dell’Università Anna Maria Bernini. “Pur nella palese diversità di giudizio, hai garantito l’autonomia universitaria -afferma Montanari ringraziando la ministra-, Autonomia con cui manteniamo legami con la Russia – sottolinea. Autonomia con cui abbiamo donato un’aula a Michela Murgia – aggiunge-. La nostra comunità è cresciuta velocemente. C’è un ma -sottolinea-, abbiamo bisogno che il diritto allo studio torni a considerare Siena un luogo su cui investire, abbiamo bisogno di due grandi mense universitarie. Devono essere garantiti 4000 pasti. Pensiamo che sia strategico non solo per le due università ma per la città, che la scelta non sia sorretta solo dall’offerta accademica. Chi sceglie Siena lo fa per le dimensioni e la pace. Noi vorremmo essere un’occasione per molti più studenti”.