Tutti in silenzio davanti al giudice i cinque imprenditori del senese colpiti da misure interdittive e sotto indagine da parte di Procura e Guardia di Finanza di Siena nell’ambito dell’inchiesta sui “fallimenti d’oro” e su un sistema di presunta spoliazione di beni societari a favore di altre che sarebbe andato avanti negli ultimi 10 anni. Ieri mattina erano in programma gli interrogatori di garanzia ma i cinque soggetti hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una scelta difensiva studiata per avere il tempo di approfondire i copiosi faldoni prodotti dall’indagine, che vanta anche mille pagine di intercettazioni.
Secondo le tesi accusatorie, i 9 indagati invece di pagare le tasse, tramite alcune società distraevano somme per pagare beni di lusso, immobili, ricariche di conti gioco online e prelevamenti di contanti, ed emettevano assegni non collegati ad attività svolte. Al momento sono ipotizzati i reati di associazione per delinquere, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio ed autoriciclaggio, malversazione di denaro pubblico nonché bancarotta fraudolenta. Circa 2,8 i milioni sequestrati, considerati profitto dei presunti reati.
Sempre secondo le Fiamme Gialle si è verificato il reiterato avvicendamento nella carica di amministratore delle società da parte di 5 indagati principali, i quali avrebbero utilizzato per oltre dieci anni le società in successione temporale rendendole inattive appena ricevute le cartelle esattoriali emesse per l’ingente debito erariale e costituendone delle nuove dove dirottare i fondi drenati dalle precedenti.