A pochi giorni dall’elezione del neo Presidente provinciale di Italia Viva di Siena Paolo Cucini inizia il nuovo corso politico locale con la nascita di una segreteria provinciale e di coordinamenti locali a in ogni comune per fare rete con i cittadini e con le amministrazioni del territorio. Una ripartenza del partito renziano che si proietta verso la calda primavera 2024, segnata dal voto amministrativo in 29 comuni della provincia di Siena.
– C’è tanta aspettativa per il suo lavoro di Presidente e Coordinatore provinciale di Italia Viva, visto l’anno molto interessante: nel 2024 si vota in 29 comuni della provincia di Siena. Quali saranno i suoi primi passi?
“Questo è stato il passo importante, perché c’era bisogno di darsi delle regole che prima non c’erano e i Congresso adesso ce le ha date. Passare da un Congresso e vincerlo ha un peso diverso e per me adesso ci sono maggiori responsabilità. Questo è il primo passo, poi gli altri verranno in seguito. Naturalmente ci sarà da lavorare forte, avrò l’opportunità di creare una squadra composta da 10-12 persone che copriranno i territori della provincia. Da non dimenticarci che entro la fine dell’anno ci saranno i congressi comunali e da lì usciranno fuori i coordinatori o segretari comunali, che faranno sì che il partito sarà più vicino alle persone e alle amministrazioni”.
– Squadre che si comporranno in tutta la provincia. L’obiettivo principale a breve termine sono le Elezioni Amministrative della primavera del 2024 che riguardano 29 comuni e a cui sta guardando anche il centrodestra con il vento in poppa che punta ad un clamoroso ribaltone politico. Al momento Italia Viva è contro il centrosinistra e il PD a Colle Val d’Elsa, in sostegno a Piero Pii. Cosa farà organicamente Cucini e Italia Viva?
“Il partito di maggioranza relativa in provincia è il Partito Democratico, quindi sarà inevitabile e per certi versi giusto confrontarsi con il PD, perché molti di noi vengono da lì e perché non siamo di destra. Io dirò “No alla destra” sempre, è un punto fermo dal quale Italia Viva non si può muovere. Certamente non possiamo allearci con il PD solo perché sennò vince la destra, perché è un buon modo per farla vincere. Ci si allea perché ci siano intenti comuni, perché ci sia pari dignità e progetti che stiano in piedi.
Colle Val d’Elsa è stato un passaggio inevitabile e sofferto per noi. Il PD a Colle ha presentato un candidato che è Riccardo Vannetti, un ragazzo che merita tutto il nostro rispetto, che ha voluto mettersi in gioco, ma Colle è una storia tutta a sé, ha bisogno di cambiare passo velocemente, è una città che soffre da anni ed è stata amministrata in modo leggero. Quindi Colle, per noi, ha bisogno di un amministratore che sin da subito sappia dove mettere le mani. Piero Pii ha queste caratteristiche, conosce perfettamente la macchina amministrative e quindi abbiamo puntato su di lui per il bene di Colle Val d’Elsa. Noi abbiamo rinunciato al nostro simbolo, come richiesto dal candidato sindaco, e per un partito non è poco, una dimostrazione di maturità di Italia Viva che rinuncia al simbolo per il bene di Colle.”
– Dai tempi della rottamazione all’appoggio di un candidato che ha fatto per molto il sindaco, di tempo ne è passato…
“Sì, Piero Pii ha fatto per tre legislature il sindaco. Non è più un ragazzino anagraficamente, ma mi sembra un quarantenne piuttosto che un settantenne. Ha avuto i suoi problemi con il PD, lui ne è uscito a testa alta, quindi non ci siamo fatti trasportare da nessuna malalingua. Colle ha bisogno di un amministratore bravo e noi lo affiancheremo con persone competenti, faremo la nostra parte.”
– Negli altri comuni invece, si sta già muovendo qualcosa? Valuterete comune per comune?
“Assolutamente, non entrerò mai a gamba tesa in nessuna realtà, chi vive nei comuni sa sempre più di me. Se dai territori mi dicono che ad esempio si può fare un accordo serio con il PD, io sarò contento di stringerlo. Piero Pii è una storia a sé, fare una coalizione perché altrimenti vincono gli altri, con noi non funziona. Sono 29 comuni sarà una bella sfida. Noi dovremo essere attori principali in questa fase: pari dignità, cioè se ragiono ad un tavolo con il partito che ha il 25/30% voglio essere trattato al suo pari, non come siamo stati trattati a Siena qualche mese fa.”
– Cioè?
“Siamo stati messi in un angolo, per me il PD ha sbagliato, nonostante noi non chiedessimo niente, ci siamo sentiti dire che la nostra presenza sarebbe stata dannosa. Io spero che quella occasione sia valsa come errore che non ricommetteranno più.”
– Il 2024 passerà e ci sarà un altro anno elettorale fondamentale, quello delle Regionali. Il centrodestra punta dritto a quell’appuntamento, con Fratelli d’Italia che lancia la candidatura di Alessandro Tomasi (sindaco di Pistoia). Voi state governando più o meno serenamente con il PD che scenario avete in mente proiettati al 2025?
“In Consiglio Regionale stanno lavorando bene e c’è una bella squadra e Stefano Scaramelli è uno dei consiglieri regionali migliori che la Toscana abbia avuto negli ultimi trent’anni. Beh… starà molto all’intelligenza del PD e di tutti i suoi alleati. Giani ha un secondo mandato da fare, Giani lo farà? Questa è la domanda principale: bisogna capire se si fa correre un vincente o uno perché gli si deve? La differenza è sostanziale, io spero di riprendere la Regione e se Giani dovesse essere il candidato del centrosinistra e noi troveremo un accordo, sarò felicissimo, bisogna crederci e essere uniti”.
– Quindi, secondo lei, Giani potrebbe essere il cavallo perdente?
“No, no, io ho detto che le dinamiche sulla Regione se le devono giocare in Regione, noi abbiamo una squadra che saprà con chiarezza individuare il candidato, se dovesse essere Giani, faremo quadrato su di lui.”