La camperistica in Toscana (circa 3mila diretti più 5mila di indotto, tra Chianti fiorentino e senese) rappresenta una sorta di paradosso: le commesse non mancano ma la carenza di microchip e seminconduttori nel mercato porta a un aumento della Cassa integrazione (i tempi di consegna di un caravan al cliente sono attualmente sui 18-24 mesi). Le vendite volano ma scarseggiano le materie prime della fornitura. Nella sola regione Toscana, confrontando i dati di luglio 2022 con quelli dello stesso mese del 2021, la camperistica ha perso il 10% di occupazione, circa 255 posti di lavoro meno; di questi 255 solo 185 hanno il diritto di priorità di richiamo e stabilizzazione per accordo sindacale, mentre i rimanenti 70 sono fuori in balia dell’incertezza delle forniture degli chassis. Inoltre, da agosto 2021 a agosto 2022 nelle aziende toscane la media è stata di 15 settimane di Cassa integrazione.
C’è poi la questione degli oltre 420 contratti a tempo a rischio in Toscana (produzione diretta): per Iuri Campofiloni (responsabile camperistica Fiom Cgil Toscana) e Giuseppe Cesarano (segretario generale di Fim Cisl Siena-Grosseto) serve, come accaduto in Laika, “un bacino con graduatorie per mansione e anzianità con obbligo, da parte dell’azienda, di stabilizzazione al raggiungimento di 24 mesi effettivi di anzianità aziendale e diritto di precedenza al richiamo in caso di stop produttivo. C’è necessità di garantire l’occupazione e quindi di fare uscire dalla precarietà questi 420 lavoratori. Di fronte al boom di mercato dei mezzi, questi lavoratori sono essenziali per rispondere ad una domanda in forte espansione”.
I sindacalisti quindi chiedono alla Regione Toscana di aggiornare il tavolo sul settore (coinvolgendo tutti gli attori), propedeutico a rilanciare la richiesta di inserire il settore camperistica nel tavolo nazionale auto: “La situazione sembra non destinata a migliorare a breve tempo e tutti hanno l’obbligo di difendere il settore, la sua capacità produttiva e il futuro di chi ci lavora. Ciò va fatto partendo dai più deboli, solo così si può essere sicuri di difendere tutti. Serve anche un tavolo nazionale sull’auto”.
In questo contesto, spicca la vicenda alla Laika a San Casciano val di Pesa (Fi) con la stabilizzazione di 185 lavoratori e lavoratrici da ora a luglio 2025: è questo infatti il frutto principale del recente accordo di prossimità tra Fiom Cgil, Fim Cisl e azienda. Ma non finisce qui: le parti hanno anche siglato il nuovo accordo integrativo (approvato dalle assemblee dei lavoratori) che prevede per tutti i circa 700 addetti più diritti, tutele e salario, oltre a interventi anti crisi. Tra i punti dell’intesa: premio di risultato complessivo legato all’effettiva produzione (aumento potenziale di 3-400 euro l’anno), raddoppiate le indennità di maggiorazioni di turno e dei turni notturni, aumentato dal 4 al 6% il diritto al part time, congedi parentali anche per i genitori affettivi (famiglie arcobaleno), più giorni di permesso per accudire i figli under 12 in malattie brevi, in caso di gravi patologie lavoratore in carico a azienda fino a guarigione. Anti crisi: mensa aziendale gratuita, prestito senza interessi fino a 3mila euro trattenuto in busta paga nei 24 mesi successivi, contributo per l’uso dei mezzi di trasporto pubblici.
“Sono grandi risultati, dopo 5 mesi di intensa trattativa siamo riusciti a portare garanzie concrete a tutti i lavoratori. Questo accordo è da prendere a modello per come si gestisce un momento di crisi”, dicono Campofiloni e Cesarano.