Il documento ufficiale e integrale della contrada del Leocorno sui fatti di Pantaneto
La Contrada del Leocorno torna a riaffermare con forza quanto già espresso nella nota di lunedì 13 giugno, ovvero la sua estraneità a qualsiasi forma di discriminazione, sia essa di tipo razziale, di genere, religione o inclinazione sessuale.
Se l’alterco avvenuto nella notte di sabato scorso ha dato seguito a comportamenti eccessivi, certo sempre condannabili, ma che vanno ricostruiti basandosi su un sano confronto e sul contraddittorio, ciò non può e non deve essere ascritto ad una qualsiasi forma di razzismo nei confronti di studenti fuori sede, con i quali i contradaioli hanno sempre convissuto nel rispetto della cultura e delle tradizioni.
Così come siamo sicuri che i fatti avvenuti siano stati frutto di una non piena conoscenza della realtà territoriale e non certo per una volontà offensiva nei confronti della Contrada, dall’altra crediamo che un clima di esasperazione ormai annoso abbia portato ad una reazione non condivisibile, ma non ascrivibile all’ambito razziale, e pertanto non possiamo che criticare tutti coloro che a vario titolo si sono inseriti in questa vicenda senza avere contezza dei fatti e speculandoci per i più disparati motivi.
La disponibilità della Contrada al dialogo e all’ascolto è stata recentemente ribadita con l’incontro pubblico del 30 maggio scorso, in cui è stato dibattuto il tema della vivibilità del centro storico e dove tutte le parti interessate – l’Amministrazione Comunale, le Forze dell’Ordine, i residenti, i commercianti, i contradaioli – hanno avuto modo di confrontarsi con un dialogo civile e a nostro parere costruttivo. Teniamo a sottolineare che l’evento è stato di natura pubblica ed opportunamente pubblicizzato sui vari canali di informazione, e quindi aperto anche ai comitati, associazioni o rappresentanti delle varie componenti sociali, studenti compresi.
Riteniamo che uno dei ruoli principali delle Contrade sia quello di vigilare con attenzione sul territorio, ricercando una collaborazione tra istituzioni, cittadini ed abitanti, denunciando situazioni che possono potenzialmente essere pericolose per la vivibilità della città da parte di tutte le sue varie componenti e auspicando al rispetto delle persone, dei luoghi e delle tradizioni personali. Tutte le parti sono chiamate ad agire di conseguenza, a collaborare affinché i diritti di ognuno siano rispettati e si integrino in modo armonico con quelli degli altri. Pertanto all’Amministrazione e alle Forze dell’ordine sono richiesti interventi e collaborazione, ai residenti il rispetto del territorio ed ai giovani la capacità di comprendere che il diritto al divertimento non può prescindere dal rispetto di chi vive in un luogo, tutto questo per favorire l’integrazione e l’accoglienza.
Tale autoregolamentazione non può e non deve prescindere dal confronto con le Autorità preposte e non deve essere intesa come espressione di insofferenza nei confronti delle attività commerciali, dei loro avventori e degli studenti, ma è piuttosto un tentativo di conciliazione tra le parti, alla ricerca di un equilibrio sociale positivo e di una convivenza pacifica.
Se quindi da una parte affermiamo con forza come l’Università sia una risorsa straordinaria ed una vera eccellenza della nostra città, non possiamo allo stesso tempo non tenere conto delle istanze di contradaioli e residenti sempre più provati da schiamazzi, rumori e da una capillare maleducazione che, come ovvio, non ha distinzioni né di nazionalità né di identità etnica.
Riteniamo che per i ragazzi sia un arricchimento straordinario affacciarsi ad una vita diversa da quella conosciuta e che ciò debba avvenire ricercando condivisione ed amore per i luoghi e per le persone.
Ci preme infine sottolineare come la Contrada non sia luogo di chiusura, bensì di accoglienza e di rispetto, e perciò per sua natura occasione di integrazione tra persone diverse per razza, credo ed estrazione sociale.