La mafia spiegata ai ragazzi dell'Istituto Sarrocchi

Un progetto portato avanti con alcune classi dell'Istituto che ha visto anche la partecipazione diretta del maresciallo Antonio Gangemi

Di Redazione | 19 Maggio 2021 alle 20:55

Un progetto sulla mafia, su quello che negli anni ha provocato, sulle vittime e su chi, negli anni, ha cercato di combatterla. Questa è l’iniziativa che ha coinvolto alcune classi dell’Istituto Sarrocchi, voluta dalla professoressa Annamaria Caiazza, e che ha visto la partecipazione diretta anche del maresciallo Antonio Gangemi, che nella sua carriera si è distinto per la cattura di pericolosi latitanti.

“I ragazzi si sono approntati innanzitutto con la conoscenza degli articoli della Costituzione – dichiara la professoressa Caiazza – Siamo partiti dalla Dad, abbiamo dibattuto dell’argomento, e farlo in presenza è stato poi più semplice. I ragazzi hanno realizzato dei cartelloni dove hanno rappresentato tutte le nozioni apprese”.

A conclusione del progetto c’è stato un dibattito interattivo con il maresciallo Gangemi. “Parlare con i ragazzi, soprattutto con quelli che non sono del meridione, è importantissimo, perché essendo lontani dalle nostre realtà non è semplice entrare in certe dinamiche – dice il maresciallo – Questa attività che facciamo nelle scuole è importante. I ragazzi sono spugne che assorbono molto: se gli diamo degli esempi da seguire, in futuro loro avranno dei punti di riferimento da seguire nella loro vita”.

Cos’è la mafia e come viene percepita dagli adolescenti di oggi, soprattutto se non la sentono come un fenomeno vicino, e cosa può fare la scuola per colmare le lacune, alla luce degli esempi negativi che i ragazzi potrebbero trovare anche sul web.

“Sulla mafia non sono stato molto informato, la conoscevo soltanto per sentito dire, ma ora grazie a questo progetto sono riuscito a informarmi di più – dichiara uno studente – Ci vuole anche molto coraggio per affrontarle”.

“Questo progetto mi ha insegnato molte cose, anche sulla vita privata, non solo in quella scolastica – aggiunge uno degli alunni – Non bisogna dare ascolto a gente che non vale”.



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