All’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena arriva una mostra fotografica dedicata alla figura di Giancarlo Rastelli, medico, scienziato e cardiochirurgo conosciuto in tutto il mondo per le sue tecniche chirurgiche e per i risultati delle sue ricerche in ambito cardiovascolare, ma anche figura di grande umanità.
L’esposizione, dal titolo “La prima carità al malato è la scienza. Giancarlo Rastelli, un cardiochirurgo appassionato all’uomo”, inaugurata stamani alla presenza del cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino, è ospitata all’interno del corridoio che porta al lotto 3, al piano -1, fino al 23 aprile.
Si tratta di una mostra itinerante, nata nel 2018, e curata da Gerardo Vito Lo Russo, Giovanni Lucertini, Andrea Pace e Veronica Sandroni, in occasione del Meeting per l’Amicizia fra i popoli. A Siena, è organizzata dall’associazione studentesca “Obiettivo Studenti”, in collaborazione con l’Università di Siena e l’Aou Senese.
Giancarlo Rastelli, nato a Pescara il 25 giugno 1933, inizia i suoi studi in medicina all’Università di Parma per poi proseguire, dal 1961, la sua carriera accademica alla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota, USA), una delle sedi massime della ricerca cardiovascolare, dove lavora prima come research assistant poi come research associate. Come cardiochirurgo, si dedica in particolare al trattamento delle cardiopatie congenite, mettendo a punto la “Rastelli procedure”, una tecnica chirurgica utilizzata ancora oggi in cardiochirurgia pediatrica. L’altra sua grande eredità chirurgica riguarda la descrizione anatomica e la classificazione di un tipo di cardiopatia congenita: il canale atrioventricolare. La passione per l’uomo, filo conduttore di tutta la sua vita, ha generato la passione con cui si è dedicato ai suoi studi: celebri in tal senso i suoi aforismi quali «la prima carità è la scienza» e «sapere senza sapere amare è nulla», che caratterizzano una figura di straordinarie doti umane, oltre che professionali.
Muore il 2 febbraio 1970, a soli trentasette anni, a causa della progressione del morbo di Hodgkin, lasciando la moglie Anna e la figlia Antonella.
La sua vita ha affascinato così tante persone da richiedere l’avvio della causa di beatificazione. Nel 2005, il vescovo di Winone (Minnesota), Bernard Joseph Harrington, ha concesso il nulla osta alla diocesi di Parma per l’apertura della causa adducendo come ragione la “compassion for mankind” (in italiano, “compassione per l’umanità”) e l’eroismo con cui ha vissuto gli ultimi anni della sua vita di fronte alla malattia. Giancarlo Rastelli ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia in vita sia post mortem, tra cui l’assegnazione di tre medaglie d’oro a Washington; la nomina a far parte dei National Institutes of Health (NIH), l’assegnazione della medaglia d’oro premio “Missione del Medico” da parte della Fondazione Carlo Erba di Milano.