Non è un viaggio come tanti altri, quello intrapreso da Carolina Zamperini, giovane sanquirichese arrivata ad inizio agosto in Senegal, a Pikine, uno dei sobborghi più poveri vicino alla capitale Dakar. La sua è un’esperienza che durerà un anno grazie al Servizio Civile Universale che vede Carolina come protagonista di un progetto di sostegno e supporto psicologico, per costruire un futuro diverso per le donne che vivono in un contesto molto complicato.
“Quello che mi ha mosso principalmente – racconta la volontaria Carolina Zamperini la sua scelta di candidarsi al Servizio Civile Universale – è stata la possibilità di fare questa esperienza unita anche al progetto che ho scelto perché il progetto a cui ho scelto di aderire ha lo scopo di aprire entro un anno uno sportello psicologico per le donne vittime di violenza che abitano in quartieri poveri e che si suppone vivano in una condizione di povertà. Qui in particolar modo la violenza domestica molto spesso viene sottaciuta perché c’è il rischio del divorzio, se una donna divorzia viene praticamente ripudiata da tutta la famiglia e resta veramente in uno spazio di solitudine. Oltre al fatto che la donna che esprime una situazione di disagio o di violenza viene immediatamente psichiatrizzata quindi non c’è il passaggio intermedio dello psicologo ma viene direttamente indirizzata dallo psichiatra che la bombarda di medicinali per alleviare quelli che sono i sintomi però senza risolverli”.
Il programma del Servizio Civile Universale è coordinato dalla Onlus Diritti al Cuore ed è all’interno del progetto di Empowerment femminile che, oltre alla sensibilizzazione sulle tematiche di genere e all’impulso all’apertura di uno sportello antiviolenza, impegna le volontarie attivamente per il miglioramento della salute delle donne e dei bambini.
“Io e le altre ragazze volontarie andiamo per diversi giorni a settimana al Centre de Santé, che sarebbe una sorta di piccolo ospedale dove ci sono diversi ambulatori – spiega Carolina la sua routine di lavoro – e per il momento ci siamo divise in vari reparti. Io sto in farmacia, un’altra ragazza sta all’accoglienza per l’ospedalizzazione e un’altra ragazza segue le vaccinazioni per i bambini piccoli. Durante gli altri giorni invece o facciamo ricerche sulle tematiche di genere o creiamo dei laboratori che abbiamo già iniziato a fare per creare già dei gruppi di ascolto. Perché l’idea, siccome la psicologia è abbastanza stigmatizzata. è quella di cercare comunque intanto di creare dei gruppi di ascolto proponendo, prima della parte di condivisione in cui ognuna porta la propria esperienza, di fare varie attività insieme”.