"La violenza economica sulle donne", iniziativa del Centro culturale Mara Meoni di Siena

La disparità economica di genere è stata al centro dell’iniziativa “La violenza economica sulle donne” organizzata al Centro culturale delle donne Mara Meoni

Di Redazione | 17 Gennaio 2025 alle 17:00

Una serata all’insegna della riflessione su altri tipi di violenza che molte donne hanno subito nella storia e subiscono tutt’oggi, vale a dire quella economica. Argomento ampio trattato durante l’iniziativa dal titolo “La violenza economica sulle donne” organizzata dal Centro culturale delle donne Mara Meoni di Siena. Un appuntamento ricco di confronti con esperti storici, legali ed economici che hanno sottolineato quanto questa forma di controllo delle risorse economiche delle donne o quanto la disparità di genere siano ancora ben radicate nella società.

“Noi abbiamo anche nella nostra provincia un divario retributivo di circa 7.000€ che sono pari a circa il 30% del reddito da lavoro – dichiara Alice D’Ercole, Segretaria Generale della CGIL di Siena -. Questo deriva da forme ancora purtroppo presenti di segregazione verticale e orizzontale, che significa se guardiamo al numero dei dirigenti donne in questo Paese si limitano al 21% del totale dei dirigenti. L’imprenditoria femminile nel territorio non arriva al 25%. Ancora si pensa che alcune mansioni siano prettamente femminili. E di fatto la fotografia anche degli avviamenti nel mercato del lavoro nella nostra provincia nel 2023, danno rappresentazione plastica e questo è ancora purtroppo presente tant’è che noi abbiamo il 63% degli avviamenti delle donne si concentrano nel turismo, nei servizi e poco più”.

Non solo la violenza di genere è violenza fisica infatti. Una supremazia patriarcale che nei secoli ha riguardato donne di ogni epoca ed età come ha ricordato la Docente e storica dell’Università degli Studi di Siena Gabriella Piccinni.

“C’è una documentazione cinquecentesca del Santa Maria della Scala in cui si dice che gli ospedalieri dovevano stare attenti a non ridare i bambini a balia alle loro madri – spiega Gabriella Piccinni, presidente del Centro delle donne Mara Meoni -, perché queste poverette quando nasceva un figlio indesiderato, lo lasciavano all’ospedale la sera e la mattina si presentavano con i seni gonfi di latte dicendo ‘avete un bambino da allevare?’ in modo da essere aiutate dalla società ad allevare i propri figli, il che era un ponte stupendo che queste donne riuscivano a lanciare tra quello che comunque avvertivano come un loro diritto alla maternità e l’amore materno. Oppure tante donne invece, molto reattive, che denunciavano le violenze economiche subite oppure altre che al Santa Maria della Scala tenevano dei conti correnti personali, e cioè depositavano i soldi e se li gestivano da soli”.



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