Collaborazione tra Regione Toscana, le tre Università di Firenze, Pisa e Siena e il Prap
Studiare e laurearsi dietro le sbarre, mentre si sta scontando la pena prevista dalla legge. In Toscana questa possibilità per i detenuti esiste già dal 2000, e con gli anni ha assunto un’importanza sempre maggiore. Un accordo di durata triennale (2017-2018-2019) consentirà di proseguire la collaborazione tra Regione Toscana, le tre Università di Firenze, Pisa e Siena e il Prap (Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria). Lo schema di accordo per il Polo universitario penitenziario della Toscana, al quale quest’anno si è aggiunta anche l’Università per stranieri di Siena, è stato approvato dalla giunta, con una delibera presentata dall’assessore Stefania Saccardi, nel corso della seduta di lunedì scorso; per i tre anni, la Regione investe 119.800 euro, che serviranno a coprire le spese di segreteria regionale del Polo universitario penitenziario.
“Abbiamo deciso di proseguire e incrementare questa attività – spiega l’assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi – in considerazione dei buoni risultati raggiunti finora, che dimostrano il valore di questi percorsi formativi, sia per l’affermazione del diritto allo studio che per il recupero dei detenuti. I detenuti che hanno partecipato alle attività del Polo universitario hanno avuto ricadute positive nel recupero psico-sociale, sia nel periodo di detenzione che una volta usciti dal carcere”.
“Non si tratta di un intervento isolato – è il commento della vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni -, ma si inserisce in un sistema di azioni che la Regione Toscana promuove e sostiene per favorire il diritto allo studio a tutti, un diritto fondamentale ed inalienabile sancito dalla Costituzione, per permettere il raggiungimento dei più alti gradi di istruzione anche alle persone meritevoli ma prive di mezzi”.
“Grazie ai docenti e agli operatori coinvolti – dice il rettore dell’Università di Firenze Luigi Dei -, da diciassette anni l’esperienza del polo universitario penitenziario porta in carcere la possibilità di acquisire nuove conoscenze, competenze e orizzonti culturali che danno forza e contenuto ai percorsi di recupero, aprendo anche agli studenti detenuti le prospettive che lo studio e l’approfondimento critico offrono a tutti gli individui”.
L’esperienza dell’Università per i detenuti è partita a Firenze nel 2000, poi nel 2003 a Pisa e Siena. Nel 2010 le tre Università si sono consorziate, con il supporto della Regione. Col nuovo accordo, alle tre Università che storicamente partecipano alle attività del Polo, si aggiunge l’Università per stranieri di Siena, ampliando così ulteriormente le opportunità offerte ai detenuti. Quello toscano è attualmente l’unico Polo Universitario Penitenziario regionale in Italia: non ne esistono altri supportati dalla Regione. Ogni anno accademico partecipano alle attività del Polo circa 100 detenuti. Per garantire un effettivo diritto allo studio viene data la possibilità di accesso a qualsiasi corso di laurea. Le facoltà più gettonate sono scienze politiche, agraria, le facoltà umanistiche come lettere e filosofia; ma anche scienze motorie, economia, ingegneria; e c’è anche un iscritto a medicina, già laureato in farmacia. Ogni singola Università organizza e gestisce in autonomia i propri percorsi formativi. Una segreteria regionale, che ha sede presso l’Università di Firenze, svolge un ruolo di coordinamento e supporto. Le Università garantiscono la didattica per tutti i corsi di studio attivati, compatibilmente con le risorse logistiche offerte dai singoli istituti penitenziari, impegnando personale docente e amministrativo secondo le necessità e adottando metodiche formative flessibili. Grazie a una convenzione stipulata tra l’Università di Firenze e l’Associazione Volontariato Penitenziario di Firenze, vengono garantiti il coordinamento delle attività di tutoring presso il Polo Universitario Penitenziario e l’istituzione di altre figure professionali di supporto all’attività del Polo. E’ favorito anche il coinvolgimento del Garante dei detenuti della Regione e dei Garanti dei detenuti dei Comuni.