Con lui non c’è bisogno di presentazioni, perché “Lo Stazza” nell’ambiente del calcio lo conoscono quasi tutti. D’altronde, è difficile scindere Francesco Stazzoni dal Lornano Badesse. Una vita in simbiosi, passando per i campi polverosi delle categorie più basse fino alle zone nobili della serie D. Quasi un premio alla carriera per il direttore sportivo, che oggi, arrivato a una vetrina nazionale, è più combattivo che mai. Timbro vocale compreso, ma quello merita un capitolo a parte
Direttore, che giudizio dà del Lornano Badesse 2021/22?
“Abbiamo creato un ambiente sereno e un gruppo consolidato. I risultati sono una conseguenza, ma la cosa che mi rende più orgoglioso, sono le qualità umane dei nostri giocatori. Senza dimenticare poi la crescita dei giovani, oggi elementi imprescindibili”.
Avete puntato sui giovani. E’ una scommessa già vinta?
“Sono arrivate risposte importanti dai 2002, che hanno saputo confermare ciò che avevano lasciato intravedere l’anno scorso. Ma anche quelli alla prima esperienza tra i grandi si sono fatti trovare pronti. Per non parlare delle quote più grandi ormai realtà consolidate. Un plauso lo merita anche il mister, che li sta facendo rendere alla grande”.
Molti ragazzi li aveva visti già nelle giovanili. Poi il grande salto. Missione compiuta?
“E’ il miglior premio per il nostro lavoro. Un impegno che sta pagando sul campo e da modo anche alla società di mettersi in mostra. Sia chiaro, le scelte si possono anche sbagliare, però quando un ragazzo lo segui durante il percorso di crescita, hai maggiori probabilità di successo”.
E’ stata tracciata una linea rispetto al passato?
“Ho la fortuna di avere accanto a me Simone Guerri. Il fatto di avere alle spalle una società più strutturata dà forza a quello che facciamo. La classifica conta, ma se non si migliora anche fuori dal campo, ogni anno si riparte da zero. Noi vogliamo andare di pari passo”.
Dopo una vita nel Lornano Badesse, che sapore ha la serie D?
“Sono in questa società da oltre trenta anni e ne ho viste tante. Il livello adesso è un altro e anche noi non siamo gli stessi di prima. L’obiettivo è fare sempre meglio, ma non sarebbe possibile se ognuno di noi non desse il massimo nel proprio ruolo. Dietro c’è tanto lavoro ma anche grande dedizione”.
Eppure vi considerate sempre una famiglia. Le piace questa storia?
“Questa caratteristica è la base di tutto. La nostra identità deve rimanere immutata, ma non deve costituire un freno alle nostre ambizioni. Anzi, la coesione deve essere il punto di partenza per tutte le sfide che ci aspettano. In campo e fuori”.