Ci saranno i grandi chef stellati ma anche persone comuni, giovani cuochi al lavoro, bartdener, gelatieri oltre a piatti straordinari, ricchi di cromatismi, nella mostra “I colori del cibo” in programma a Sarteano (inaugurazione oggi, fino al 9 novembre) alla Rocca Manenti (Ram). Istantanee che riescono a mettere a nudo l’essenza attraverso dettagli, particolari, sinestesie, giochi di luce grazie a Luca Managlia, fotografo di food considerato tra i maggiori ritrattisti nella nicchia più trendy degli ultimi anni, capace di non rimanere su un piano meramente estetico: anzi. Rivelatore è il commento didascalico che ha aggiunto a una sua foto: «Amo chi lavora, amo rappresentare chi lavora. Per quanto l’alta cucina sia considerata un genere voluttuario, c’è una quantità di lavoro dietro immensa. Amo rappresentarla per far capire l’importanza del lavoro. L’uomo e la sua fatica, ma anche l’uomo e la sua capacità di generare bellezza, devono essere al centro del mio lavoro. Questo tema meriterebbe una mostra a parte».
Intanto, grazie all’allestimento di Intrepido servizi, si può ammirare questa piccola antologia delle immagini più evocative degli ultimi 25 anni del lavoro di Luca Managlia in un luogo straordinario, denso di bellezza (dalla tomba della Quadriga alla Sala d’arte Beccafumi, dal Museo civico archeologico appunto alla Rocca Manenti). «Il contesto ideale dove il Comune ha dato vita a un programma di mostre e iniziative culturali, sotto l’acronimo Ram – commenta l’assessore alla cultura Flavia Rossi – di cui questa mostra è solo l’ultimo, prestigioso esempio».
Intrepido servizi, società di gestione dei beni culturali di Sarteano, prosegue dunque nella strada tracciata dall’amministrazione comunale. Questa mostra, tuttavia, non intende solo assolvere un impegno: prefigura il coinvolgimento di un professionista della fotografia per attività laboratoriali e, possibilmente, una nuova esposizione che coinvolga ristoratori, negozianti, artigiani del cibo di Sarteano, pensando più a una produzione culturale che alla solita “mostra”. Questa prima iniziativa è, dunque, un modo per rompere il ghiaccio e conoscere meglio Luca Managlia. Il quale si occupa di gastronomia ben prima che il settore diventasse mainstream, e prima ancora che diventasse fotografo. Dopo aver iniziato in un importante studio televisivo fiorentino, occupandosi di programmi e spot anche per le tv nazionali, Managlia è passato alla Telemontecarlo di Vittorio Cecchi Gori e a Gambero Rosso tv, diventando il primo conduttore della rete aperta insieme a Stefano Bonilli. È in quell’ecosistema che hanno visto la luce, per la prima volta, tanti formati e rubriche che oggi sono comuni. «Eravamo alla fine del millennio, negli anni in cui iniziavano i problemi economici dell’editoria – racconta – e le foto servivano già come corredo ai miei pezzi giornalistici. Capii a quel punto che dovevo usare le immagini per raccontare le storie e i protagonisti del mondo del food». Passata la soglia dei 50 anni, il passaggio dall’obiettivo della macchina da presa a quello delle macchine fotografiche. «Perché la foto? Può sembrare – afferma Managlia – una contraddizione, ma avevo bisogno di qualcosa che avesse il sapore di una sfida artigianale e artistica al tempo stesso. Rispetto al video, con la fotografia hai un rapporto diverso: sei tu e la storia, nessun filtro. Un po’ la stessa relazione che passa tra lo scrittore e la pagina bianca. Cosa emoziona, in una foto? Beh, possono essere i colori, forse, anche se nei soggetti umani amo spesso il bianco e nero. Ciò che mi colpisce può essere uno sguardo, un’espressione, il contesto. Nelle mie foto, che in fondo hanno un solo argomento generale, a volte diventa estremamente più difficile trovare il dettaglio che le rende più importanti».