Il Senato Accademico dell’Università di Siena ha detto no alla proposta giunta dall’associazione studentesca Cravos di poter svolgere una conferenza sulla Palestina nella giornata del 7 ottobre, triste anniversario dell’eccidio perpetrato da Hamas in Israele.
Lo stesso Senato Accademico ha chiesto un rinvio della conferenza; fatta eccezione per il voto contrario del professor Pierluigi Pellini che ha chiesto, e ottenuto, che venisse messa a verbale la motivazione scritta del suo voto. Una motivazione che chiedeva, in buona sostanza, non l’annullamento della conferenza ma una riduzione temporale ed una variazione di programma.
“L’Università di Siena ha fatto delle cose positive e ha dimostrato un impegno concreto a favore della causa palestinese – spiega il professor Pellini -. Il Senato Accademico ha chiesto al Governo di riconoscere lo Stato Palestinese e molti Dipartimenti, tra cui il mio, hanno istituito delle borse di studio per studentesse e studenti palestinesi. Nel Senato di Settembre il problema è nato dal fatto che l’associazione Cravos voleva organizzare un dibattito di altissimo livello, con invitati prestigiosi e culturalmente validi da ogni punto di vista, seguito però da danze tradizionali palestinesi. Queste danze, il 7 ottobre giorno di lutto, sono a parere di tutti, e anche a parere del sottoscritto, inaccettabili. Tuttavia ritenevo e continuo a ritenere che sia sbagliato togliere a studentesse e studenti uno spazio di riflessione e di confronto democratico e politico con degli ospiti di alto livello. E ritengo che anche un giorno tragico, simbolico, come quello degli orribili e inaccettabili attentati di Hamas, possa essere un giorno opportuno per una discussione democratica e aperta. Mi dispiace molto che l’Università di Siena abbia invece deciso di differire questo incontro. Ritengo che non sia un atteggiamento giusto nei confronti dei nostri studenti che vanno chiamati alla responsabilità. Il 7 ottobre bisogna riflettere con pacatezza, commemorare le vittime e riflettere politicamente. Non bisogna fare balli, non bisogna scandire slogan, bisogna fare un dibattito composto. Io mi fido degli studenti – conclude il professor Pellini -, se gli studenti accettavano questo mi sarei fidato di loro; il Senato Accademico non si è fidato”.
Qui di seguito riportiamo la lettera integrale del professor Pierluigi Pellini.
Gentili Colleghe e Colleghi, care studentesse e cari studenti,
poiché alcune e alcuni di voi mi hanno scritto o chiamato per manifestare il loro dissenso rispetto alla decisione del Senato (rinvio della conferenza sulla Palestina del 7 ottobre), ritengo opportuno precisare che il Senato ha deliberato con il mio (unico) voto contrario. Copio qui sotto la motivazione del mio voto contrario, che immediatamente dopo la seduta del Senato accademico ho chiesto all’Ufficio Organi Collegiali di inserire a verbale:
Il prof. Pellini interviene sostenendo quanto segue:
Il 7 ottobre è giornata di lutto per chiunque abbia rispetto per la vita umana e per i Valori della nostra civiltà. Lo dico da convinto sostenitore della causa palestinese: il 7 ottobre si devono piangere i morti causati da uno spregevole attacco terroristico.
Ritengo perciò che la parte finale del programma proposto da Cravos, che prevede l’esibizione di ballerini in danze tipiche palestinesi, sia assolutamente inopportuna. Qualsiasi azione che possa – anche involontariamente – essere presa per una manifestazione di giubilo per la carneficina del 7 ottobre è assolutamente inaccettabile.
Anche in un giorno di lutto, tuttavia, è legittimo e anzi opportuno svolgere riflessioni storiche, culturali e politiche – anche da un punto di vista schierato e militante.
Negli ambienti universitari, le conferenze di alto livello culturale e i dibattiti liberi devono essere sempre e in ogni caso benvenuti.
Alcuni dei relatori proposti da Cravos sono indiscutibilmente di alto profilo, del tutto adeguati a un dibattito universitario. Ritengo perciò che impedire la manifestazione, o anche imporre uno spostamento di data, si configurerebbe oggettivamente come una forma di censura, peraltro in linea con le politiche illiberali del Governo nazionale.
Chiedo perciò che il tempo della conferenza venga ridotto a tre ore, che l’esibizione dei ballerini sia annullata, ma che la conferenza possa avere luogo il 7 ottobre; e preannuncio il mio voto contrario a qualsiasi mozione in cui il Senato dovesse negare alle studentesse e agli studenti di Cravos questo spazio di confronto politico.
Al tempo stesso, chiedo che il MR convochi i rappresentanti di Cravos e insieme a loro stabilisca regole precise (che studentesse e studenti dovranno impegnarsi a rispettare – sapendo che in caso contrario incorreranno in rigorose sanzioni disciplinari): niente bandiere, niente striscioni, niente slogan, niente urla; solo ed esclusivamente un dibattito di idee composto, civile e rispettoso di tutte le vite umane, senza distinzione di parte.
Cordialmente,
PP