La vendemmia meccanica per rispondere alla difficoltà di reperire la manodopera stagionale per la raccolta dell’uva. L’imbuto burocratico del decreto flussi che rallenta l’arrivo dei lavoratori extracomunitari e la riduzione progressiva della storica forza lavoro nazionale hanno “spinto” negli ultimi anni sempre più aziende a rinunciare al romanticismo della raccolta a mano. A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui sono oltre 500 le aziende del settore vino che stanno impiegando le vendemmiatrici meccaniche in questa annata. I vantaggi sono molteplici: velocizzare i tempi di raccolta dell’uva che avviene tramite “scuotimento” o vibrazione delle viti fino a provocare il distacco dell’acino, ridurre i costi di produzione e l’impiego della manodopera stagionale che si fatica a trovare.
“Tecnologia, scienza e ricerca sono le strade maestre per una viticoltura sempre più moderna, sostenibile e competitiva che deve fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici, con la necessità di ottimizzare l’utilizzo di preziose risorse come l’acqua ed impiegare pratiche agronomiche naturali ma anche con una carenza ormai strutturale di manodopera. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La vendemmia meccanizzata è una delle risposte alla voce innovazione che le aziende dei vino della nostra regione con superfici medio grandi hanno dovuto mettere in campo per non ritrovarsi, alla vigilia della vendemmia, senza la forza lavoro necessaria per garantire, nei tempi necessari, la raccolta dell’uva e le successive lavorazioni in cantina. La manodopera stagionale è una delle criticità che il nostro comparto deve affrontare ormai ogni anno anche se molti passi in avanti sono stati fatti grazie anche al lavoro fatto con il Governo. Penso ai contratti di lavoro occasionali ottenuti proprio da Coldiretti rivolti a studenti, pensionati, percettori di Naspi ed altre categorie che garantiscono tutte le tutele dei contratti a tempo determinato e all’enorme lavoro di semplificazione attraverso la gestione autonoma nella presentazione delle domande con quote dedicate da parte delle associazioni di categoria che hanno sicuramente velocizzato una parte dell’iter”.
Il tema della manodopera stagionale è tra le sistematiche difficoltà denunciate dalle imprese agricole. Quasi un’azienda agricola su due (41%) si trova o si è trovata in carenza di manodopera mentre il 53% fa ricorso ai lavoratori stranieri soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con contratti stagionali principalmente per il lavoro nei campi, per la gestione dell’allevamento e la pulizia degli stabili (manutenzioni) secondo i risultati dell’indagine “Gli immigrati e l’agricoltura nella Regione Toscana” realizzata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica nell’ambito del progetto Fami Demetra. La viticoltura è il settore che ha più bisogno di mani: nel 2022 aveva attivato il 32,7% del totale dei contratti stagionali (+7,2%) secondo l’Irpet.
Numeri e scenari che hanno favorito la meccanizzazione di molte operazioni dove geolocalizzazione, digitalizzazione, telecamere, trasferimento dei dati in tempo reale, controllo da remoto sul cellulare o da pc non sono più un tabù. “La nostra agricoltura ha bisogno di tutto il supporto scientifico e tecnologico per essere sempre più sostenibile e competitiva. – prosegue la presidente di Coldiretti, Letizia Cesani. – Va in questa direzione la convenzione che, come Vigneto Toscana, abbiamo firmato con il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la BioEconomia (IBE-CNR). Vogliamo mettere nelle condizioni le aziende agricole di orientare le loro scelte sulla base dei risultati empirici delle sperimentazioni e dei progetti che stiamo portando avanti con un approccio laico ed oggettivo”.
Intanto prosegue a pieno ritmo la vendemmia nelle campagne dove la raccolta è alle battute finali. Dopo i vitigni a bacca bianca, tra i filari è in corso la raccolta delle uve rosse, i grandi vini della Toscana come il Sangiovenese e Cabernet sauvignon. La produzione di vino regionale dovrebbe attestarsi, stando alle previsioni di Ismea, Assoenologi e UIV, sotto i 2 milioni di ettolitri nel 2023 (-20%) rispetto ad una media di 2,3 milioni di ettolitri (media 2018-2022). A condizionare la stagione dell’uva sono state una serie infinite di difficoltà climatiche e fitopatologiche che hanno costretto i viticoltori agli straordinari per “salvare” il raccolto minacciato dalla sequenza incredibile di eventi atmosferici avversi e dalla temibile peronospora innescata dalle abbondanti piogge di maggio e giugno.
Sono 12.700 le aziende del settore, 60 mila gli ettari coltivati a vite di cui il 32% con metodo biologico; 58 le indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che generano un valore alla produzione di poco meno di 1,2 miliardi di euro.