Il primo caso noto di maternità surrogata dopo l’approvazione della Legge Varchi, che rende la pratica un reato universale, tocca il territorio toscano con una storia resa pubblica da La Stampa. L’avvocato e professore dell’Università di Siena, Gianni Baldini, ha spiegato la situazione che stanno vivendo due suoi assistiti, toscani e residenti ad Arezzo, che in questo momento si trovano in California dove è nato il loro figlio grazie alla pratica della maternità surrogata.
“Si tratta di una coppia dello stesso sesso unita civilmente, sono due professionisti che lavorano per una multinazionale e sono residenti in Toscana – ha raccontato il legale -. Come tante coppie, per realizzare il loro progetto genitoriale, si sono rivolti ad un centro di procreazione assistita in uno dei 66 Paesi in cui questa pratica è legale e regolata. Hanno sostenuto i costi economici della situazione e sono riusciti a realizzare quanto volevano con la nascita del bambino, nel mese di febbraio. Nel frattempo, è entrata in vigore la legge Varchi, che prevede delle sanzioni da due mesi a due anni di arresto e da 600mila euro a 1milione di euro di multa per chi realizza in Italia la gestazione per altri ed adesso è esteso anche se lo realizzi all’estero”.
L’avvocato Baldini contesta il contenuto e i contorni della legge: “Si tratta di condotte perfettamente legali, l’Italia così facendo stabilisce ciò che è legale e ciò che è illegale. Si vuole spaventare chi vuole realizzare questo progetto genitoriale, senza farsi carico di quelli che saranno gli effetti per il bambino. Si tratta di una norma che non ha eguali nel mondo, che viene centrata su una tutela contro lo sfruttamento del corpo della donna, che è un tema molto significativo, ma bisogna distinguere tra i Paesi in cui questa pratica è regolamentata e dove non lo è. L’Italia non può paternalisticamente decidere se la mamma americana sia una donna sfruttata, perché lì è legale, ci sono una serie di garanzie economiche e sanitarie. Non si può fare di tutta l’erba un fascio”. La situazione dei due neogenitori, quindi, resta in stallo a tempo indeterminato: “Per il momento non credo che rientreranno, il bambino è nato negli Stati Uniti e quindi è cittadino americano. Penso che si riorganizzeranno fino a che la situazione non sarà più calma” ha concluso l’avvocato.