Ospite d’eccezione questo pomeriggio alla trasmissione di Siena Tv “Minuto per Minuto“. Ai microfoni di Alessandro Pagliai è intervenuto l’ex difensore dell’Inter e della Nazionale Mauro Bellugi, nato a Buonconvento nel 1950 e, nonostante il passare degli anni, sempre legato alla sua terra. “Non è retorica, della mia terra mi è rimasto tutto – spiega Bellugi – Io ho vissuto quattro anni a Buenos Aires, due anni a Miami e via dicendo, però dove nasci non te lo dimentichi mai“.
Difensore, viene acquistato giovanissimo dall’Inter, squadra nella quale militerà fino al 1974 vincendo uno scudetto. Il 3 Novembre 1971, in Coppa dei Campioni, realizza un gol nella vittoria nerazzurra sul Borussia Monchengladbach per 4-2. Dal 1974 al 1979 difende i colori del Bologna, e nelle successive due stagioni quelle del Napoli e della Pistoiese. Dal 1972 al 1980 ha fatto parte stabilmente della Nazionale Italiana, partecipando a due Campionati del Mondo (1974 e 1978) e ad un Campionato Europeo (1980). Attualmente Bellugi si trova in ospedale, dove sta ancora lottando contro le note complicazioni che gli sono occorse a seguito della contrazione del Covid-19.
Nonostante la convalescenza il difensore continua a seguire con grande passione il calcio e in particolare la sua Inter, anche se, come spiega, “Ancora non mi convince. Secondo me una grande squadra come prima cosa non deve subire gol, e l’Inter a volte li prende un po’ ingenuamente. Mi fa piacere vedere il Milan nelle parti alti della classifica, perché i derby una volta erano per vincere lo Scudetto non per arrivare 7° o 8°. Ma occhio alla Juve, sono sempre lì pronti: non si vincono 9 Scudetti consecutivi per caso”.
Alla domanda “De Vrij è un po’ il Bellugi del 2021?” il difensore risponde con un secco “No”. “Magari è più bravo – spiega – ma l’unico che mi poteva somigliare un po’ era Ranocchia, perché è un giocatore che ha l’anticipo, che è un’intuizione del passaggio che io avevo molto. Solo che una volta avevo il Libero dietro e adesso non c’è: se quindi l’anticipo non lo fai certo l’attaccante va in porta da solo”.
Il sorriso non se ne va mai, così come la voglia di lottare. “Sono cose che vengono naturali – commenta il difensore – soprattutto se hai una famiglia e dei figli: non puoi dire basta“.