Dopo il crollo dell’intonaco di più di una settimana fa, i lavori di bonifica in mensa Sant’Agata non sono ancora partiti e non partiranno a breve. La faccenda si è infatti complicata ulteriormente, perché il Comune di Siena, proprietario dell’immobile, è subentrato chiedendo al Dsu di certificare l’integrità di tutta la struttura e di accertarsi dello stato di sicurezza. Richiesta che l’azienda per il diritto allo studio ha girato al gestore, quindi la Vivenda, che prima di intervenire deve capire come farlo.
L’ordinanza comunale, infatti, fa sì che l’intervento sia più corposo e quindi i tempi più lunghi. Oltre allo smantellamento dell’intonaco, per il quale a quanto pare non è così facile trovare una ditta capace di farlo a 12 metri di altezza, la Vivenda adesso deve incaricare un ingegnere per monitorare 700 metri quadrati di volta. E per farlo o si dovrà chiudere la mensa per qualche giorno, massimo una settimana, oppure si dovrà agire nelle ore notturne, a poco a poco e quindi in tempi più lunghi. Nel primo caso il Dsu sarà chiamato a trovare delle alternative atte a garantire il servizio agli studenti che, dopo la chiusura di Bandini, rimarrebbero senza una mensa in centro. La stessa Vivenda potrebbe avere la disponibilità di offrire un take away appoggiandosi a delle cucine di emergenza di sua proprietà, altrimenti ci sarebbe sempre l’idea di usufruire degli spazi universitari, ovvero i bar. Soluzione utile soprattutto quando a settembre torneranno gli studenti in massa, o almeno si spera, e i numeri dei pasti aumenteranno notevolmente. Li sarà il vero problema.
Ad oggi Sant’Agata non sembra aver risentito della chiusura di Bandini perché l’aumento dei pasti registrato in questo periodo è solo del 30%. Proprio in vista del nuovo anno accademico e quindi delle nuove iscrizioni, l’Ateneo ma anche il Comune ci tiene a tutelare la propria attrattività e a mantenere alto il livello dei servizi, per questo sollecita il Dsu a trovare valide soluzioni nel breve e lungo termine.