Non è tutto miele quello che luccica. L’oro delle api è uno dei prodotti alimentari più falsificati sulle nostre tavole a colazione. Un barattolo su due che entra nel mercato UE proveniente dai paesi extra Ue, Cina in testa, non è puro ma è “allungato” con sciroppi zuccherini e “tagliato” con coloranti per falsificare l’origine botanica con lo scopo di aumentarne le quantità ed abbassarne il prezzo. Il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette controllate proveniva dalla Cina mentre il paese con la percentuale più elevata di campioni di miele sospetti è risultata la Turchia.
A denunciarlo è Coldiretti Toscana, dopo la luce verde da parte della plenaria del Parlamento europeo all’accordo politico provvisorio con il Consiglio sulle norme aggiornate in materia di composizione, denominazione, etichettatura e presentazione di alcuni prodotti alimentari “per la prima colazione”, ossia la cosiddetta “Direttiva Breakfast”.
“Le norme di aggiornamento contrasteranno le importazioni di miele adulterato da paesi terzi attraverso l’etichettatura obbligatoria e chiaramente visibile del paese di origine e avvieranno un processo per creare un sistema di tracciabilità del miele. Nel caso delle miscele saranno indicate anche le percentuali con cui ciascun paese partecipa alla composizione di quel prodotto. E’ un bel passo in avanti verso la trasparenza. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Sono state poste le condizioni per mettere nelle condizioni il consumatore di avere un approccio consapevole ed informato al momento dell’acquisto e ai produttori di poter contare su strumenti efficaci per contrastare le contraffazioni e la concorrenza sleale. Trasparenza, tracciabilità e reciprocità sono per noi principi irrinunciabili per tutelare il reddito delle imprese agricole e la salute dei cittadini non solo italiani”.
La contraffazione è una forma di concorrenza sleale che danneggia gli apicoltori ed inganna i consumatori e nei confronti delle quali l’Europa è finalmente pronta ad alzare il muro. Una novità importante rispetto a una situazione dove le importazioni di prodotto di scarsa qualità e a prezzi stracciati dall’estero, sta affossando il miele tricolore, con oltre 25 milioni di chili di prodotto straniero che hanno varcato i confini nazionali nel 2023. L’import di miele “fake” rappresenta una minaccia per la sopravvivenza di oltre 7 mila aziende apistiche della Toscana che si prendono cura di 170 mila alveari e 20 mila sciami e producono – spiega ancora Coldiretti Toscana – numerose tipologie di miele, dall’acacia al castagno, dall’edera al girasole, dalla sulla al rovo, con una crescita sensibile della presenza di donne e giovani a condurre le aziende apistiche.
Per difendere le imprese agricole Coldiretti Toscana ha lanciato, in occasione della mobilitazione del Brennero per smascherare il fake in Italy, una nuova raccolta di firme per chiedere al prossimo parlamento UE, che uscirà dalle elezioni di giugno, di approvare una legge comunitaria per estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea. Serviranno almeno 1 milione di firme per raggiungere questo nuovo ambizioso obiettivo. Per sottoscrivere la petizione basta andare ad una sede di Coldiretti e nei mercati di Campagna Amica. “Coldiretti vuole essere, così come lo è stata con la legge contro il cibo sintetico, di stimolo e di esempio per gli altri paesi sulla trasparenza del cibo. – spiega ancora la presidente regionale, Cesani – Non siamo assolutamente contrari alle importazioni ma tutto che entra nel mercato UE deve rispettare le stesse regole a cui devono sottostare le imprese dei Paesi membri. E’ una battaglia di civiltà di fronte alla quale non faremo sconti”.
Tra le priorità di Coldiretti Toscana c’è, in questo senso, la revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale dell’Unione e del luogo di provenienza per evitare che le cosce di prosciutto, così il latte ed altre materie prime agricole straniere, diventino magicamente prodotti nostrani dopo una semplice trasformazione nel nostro Paese ma serve anche insistere sul principio di reciprocità, in una situazione in cui dalle frontiere entra cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa da Paesi che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e del lavoro, una concorrenza impari che penalizza gli agricoltori europei peraltro sottoposti a regolamenti e vincoli spesso fuori dalla realtà.