Un’inchiesta dell’Espresso rivela che il Monte dei Paschi nel 2015 ha fatto 107 milioni di utili in paradisi fiscali
Un‘inchiesta del sito dell’Espresso, ripresa da Il Fatto Quotidiano, rivela che “i grandi gruppi del credito eludono il fisco italiano attraverso le loro controllate in Lussemburgo, a Bermuda e nelle Cayman“.
Secondo l’Espresso “i bilanci Mps dimostrano che fra il 2014 e il 2015 il gruppo (allora guidato da Fabrizio Viola) ha chiuso due società in Irlanda e una in Olanda. Offshore, però, ne rimangono aperte ancora parecchie: due controllate in Lussemburgo, una in Irlanda e ben otto nel Delaware, rifugio tax-free a stelle e strisce. Risultato? Gli utili pre-tasse registrati in paradisi fiscali l’anno scorso sono stati 107 milioni di euro. Equivalenti a quasi un terzo del totale: il 27,9 per cento. Che una grande azienda abbia filiali in tutto il mondo, e paghi perciò una fetta delle imposte all’estero, è più che normale. A sorprendere, però, è la sproporzione fra attività economica e numero di lavoratori. Prendiamo la Mps Preferred Capital I Llc, società del gruppo con base fiscale nel Delaware. L’anno scorso ha fatto 44,9 milioni di euro di utili. Con zero dipendenti. Praticamente un miracolo”.
Il ricorso a controllate in paradisi fiscali non è una prerogativa di Mps, ma una pratica comune a molti altri grandi gruppi tra i quali Intesa, Unicredit, Mediolanum ma anche Popolare di Vicenza.