“Fino ad oggi non ho trovato un qualcosa che mi dica che quello di David Rossi non sia stato un suicidio. Non ho mai avuto dubbi. E mi sembra anche improbabile che qualcuno lo abbia cazzottato dentro quell’ufficio prima della caduta. Dentro la Banca Mps ci sono telecamere e si sarebbe visto se qualcuno fosse entrato od uscito. I graffi sul volto può esserseli fatti mentre saliva sulla finestra”.
Il giornalista Domenico Mugnaini, che al tempo della morte di Rossi lavorava all’Ansa e seguiva da vicino le vicende giudiziarie e non di Mps, ha ribadito la sua convinzione di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta che lo ha ascoltato oggi.
“E’ una mia idea – ha tenuto a sottolineare – non sono un magistrato nè un tecnico, ma non ho mai trovato elementi per pensare il contrario.
Conoscevo David da tanti anni, da quando era portavoce del sindaco Piccini ed i nostri rapporti professionali si sono intensificati quando è passato in Fondazione Mps, per diventare poi quasi giornalieri una volta arrivato in Banca. Ci sentivamo quasi sempre al telefono, ogni tanto ci incontravamo, come accadde il 1 marzo, quando ci siamo dati appuntamento in un bar di Siena per parlare. In quell’occasione David mi chiese, per ben tre volte in un’ora, se avevo le carte di un’altra inchiesta ed io risposi che se le avessi avute le avrei pubblicate. E, dopo quello che è accaduto, mi è rimasto sempre il cruccio di non aver capito fino in fondo quanto lui fosse turbato. Quel giorno mi sembrò apparentemente tranquillo, ma ripensando poi alle domande che mi fece durante la nostra conversazione, forse non lo era affatto”. Dei temi di questa inchiesta Mugnaini ha parlato con la commissione in modalità secretata.
Mugnaini sentì spesso Rossi nei giorni prima della tragedia, come dimostrano i tabulati telefonici. Anche quel 4 marzo, quando l’ex responsabile della comunicazione di Mps era in preda ad un vero e proprio tormento, testimoniato dallo scambio di mail con l’Ad Fabrizio Viola. Ci parlò infatti una manciata di minuti dopo che Rossi aveva inviato la mail con oggetto “Help”, quella in cui sostanzialmente annunciava il suicidio. “Scherzammo al telefono – ha ricordato Mugnaini – non mi sembrava agitato o preoccupato”.