Mps, Stato potrebbe arrivare fino al 75 per cento

Di Redazione | 28 Dicembre 2016 alle 9:31

Mps, Stato potrebbe arrivare fino al 75 per cento

Investimento fino a 6,6 miliardi in Mps per lo Stato

La Bce costringe Mps e Stato a rimettere mano ai loro piani ed a farlo in maniera pesante. I calcoli e i programmi calibrati su un aumento di capitale da 5 miliardi di euro dovranno ora essere rivisti nell’ottica degli 8,8 miliardi imposti da Francoforte per il salvataggio di Rocca Salimbeni. Il governo dovra’ dunque rivedere al rialzo la cifra da mettere sul piatto a Siena, investendo un terzo dei 20 miliardi previsti nel decreto salvarisparmi. Quel fondo, pero’, dovra’ servire a tutte banche in difficolta’, non solo Mps. Secondo i primi calcoli, con la ‘ricapitalizzazione precauzionale’ lo Stato potrebbe arrivare a controllare fino al 75% del capitale di Mps, investendo 6,6 miliardi: 4,6 come ‘socio’ e 2 per tutelare i piccoli risparmiatori, acquistando le azioni derivanti dalla conversione forzosa dei loro bond. Il Ministero dell’Economia ha comunque assicurato che il perimetro del fondo per le crisi bancarie istituito con il decreto salva-risparmi e’ stato disegnato in modo ampiamente sufficiente a far fronte a tutti gli interventi che dovessero essere necessari per gli istituti in crisi.

Nonostante il peso che il Tesoro avra’ nella banca, il decreto salvarisparmio prevede che non debba lanciare un’Opa obbligatoria. Con il flop del piano di salvataggio sul mercato, il problema piu’ stringente della banca senese e’ pero’ quello della liquidita’. Per risolverlo, Rocca Salimbeni ha chiesto al ministero dell’Economia di poter beneficiare della ‘garanzia dello Stato’ su nuovi bond, come previsto dal decreto salvarisparmio. Poi il cda di Mps dovra’ rivedere profondamente il piano industriale varato a ottobre. La riscrittura durera’ due o tre mesi e iniziera’ a gennaio, procedendo di pari passo al confronto con la Commissione Europea. Lo scopo e’ mettere la banca nelle condizioni di tornare ‘appetibile’ sul mercato. Il presupposto dell’intervento pubblico, infatti, e’ che lo Stato resti in Montepaschi per un tempo limitato e che, fra dividendi e cessione, l’operazione non sia in perdita. Solo una volta ottenuto il via libera dell’Ue al nuovo piano sara’ possibile avviare la ‘ricapitalizzazione precauzionale’. Secondo gli analisti di Equita sim, con l’aumento a 8,8 miliardi “le nuove azioni di Mps saranno emesse ad un prezzo di 17,4 euro”. Il 22 dicembre, ultimo giorno di quotazione prima dello stop per la richiesta di intervento di Stato, il titolo ha chiuso a 15 euro. Oltre al piano industriale, e’ tutta da ripensare anche la cessione dei 27,7 miliardi di sofferenze. “Diverse strade sono potenzialmente attivabili – spiegava qualche giorno fa l’a.d Marco Morelli a Il Sole 24 Ore – svalutazione; mantenimento in portafoglio; cessione; separazione attraverso un veicolo della banca”.

Il piano originario prevedeva che una parte dei crediti deteriorati venisse ceduta al Fondo Atlante. Anche il venir meno di questo intervento ha determinato la ‘lievitazione’ dell’aumento di capitale. Gli 8,8 miliardi richiesti dalla Bce, poi, includono gli effetti della conversione delle obbligazioni subordinate e una componente ‘precauzionale’, che permetta alla banca di fronteggiare l’eventuale impatto di uno scenario analogo a quello ipotizzato negli stress test del luglio scorso, dai quali l’istituto senese usci’ con una sonora bocciatura. Dopo la ricapitalizzazione, la Banca potrebbe comunque emettere 2,5 miliardi di bond subordinati, permettendo allo Stato di rientrare “in tempi brevi” di una quota del suo investimento. Intanto, Moody’s ha posto sotto osservazione il rating Bca (Baseline Credit Assessment) di Mps, in vista di un possibile rialzo. Il rating Bca riflette la possibilita’ di un fallimento della banca senza sostegno esterno e costituisce la base per i rating definitivi, che al momento rimangono sotto osservazione con esito incerto. La decisione di Moody’s riflette l’aspettativa che la banca possa migliorare il profilo di credito dopo la conversione dei bond subordinati e l’aggiuntiva ricapitalizzazione precauzionale da parte del Governo.



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