La difesa dell’ex capo area finanza di banca Mps, Gianluca Baldassarri, è pronta a chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione in relazione al caso “mandate agreement”, su cui venerdì 15 luglio è stata messa la parola fine con l’assoluzione con formula piena per gli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e appunto Baldassarri, che erano stati accusati di ostacolo alla vigilanza di Bankitalia nella ristrutturazione del derivato Alexandria.
Condannati in primo grado, nel 2017 in Appello era stato ribaltato il verdetto e l’assoluzione era stata confermata in Cassazione nel 2019, ma i difensori avevano fatto ricorso per ottenere un proscioglimento più ampio, “perchè il fatto non sussiste”, che è stato accordato dalla Corte di Appello di Firenze la quale ha sancito in via definitiva come non furono occultati documenti e informazioni alla vigilanza di Bankitalia (ed anzi era presente un deed che forniva maggiori delucidazioni).
Una decisione che chiude la stagione dei processi che ha visto protagonisti gli ex dirigenti della banca senese, assolti in Appello anche nel processo di Milano su derivati Santorini, Alexandria, prestito Ibrido Fresh e cartolarizzazione Chianti Classico (Baldassarri è stato scagionato inoltre anche nel procedimento sulla presunta banda del 5%). L’ex capo finanza di Banca Salimbeni subì, nel 2013, l’arresto e la detenzione tra carcere e domiciliari, della durata di 8 mesi, proprio per la vicenda “mandate agreement”. La sua difesa, in capo all’avvocato Stefano Cipriani, ha fatto sapere che verrà sicuramente chiesto un risarcimento per l’ingiusta detenzione, sottolineando però che si tratta di una privazione di libertà che nessuno potrà mai restituire.
C.C