Mps e il nodo Cda, la marcia "guelfa" verso Rocca Salimbeni

Riduzione dei componenti, Mef fa la voce grossa e Algebris l’ago della bilancia

Di Redazione | 17 Marzo 2023 alle 19:40

Giorni frenetici per trovare la quadratura del cerchio in vista del rinnovo del Cda di Mps. Il 20 aprile è convocata l’assemblea degli azionisti chiamata a dare il via libera al nuovo board di Rocca Salimbeni e il 26 marzo è il termine ultimo per la presentazione delle liste per i papabili aspiranti ad un posto al tavolo.

Il primo nodo da sciogliere però sarà il numero dei componenti che sarà drasticamente ridotto dai 15 attuali. Il Ministero del Tesoro, nella politica già avviata da tempo di tagli dei costi, vorrebbe portarli a 7, un vincolo dello statuto della banca imporrebbe di mantenerne almeno a 9. E il primo punto all’ordine del giorno nell’assemblea dei soci sarà proprio la delibera sul numero dei componenti del Cda. A fare la voce grossa sarà comunque il Mef che detiene il 64,23% del capitale azionario e che in sede di voto del 20 aprile, come insegna l’assemblea precedente, pesa per il 99%. Ipotizzando dunque che possano essere 7 i nuovi componenti del Cda, 6 di questi saranno di nomina del Mef. Nel dettaglio 2 profili menageriali (tra questi l’attuale Amministratore Delegato Luigi Lovaglio), 2 profili accademici (tra cui la principale indiziata alla presidenza Rita D’Ecclesia) e 2 profili operativi. La scelta è in capo a Roma e all’interno dei partiti di Governo, in quadro che si inserisce nel tetris dei numerosi rinnovi di Cda.

Il restante posto vacante nel board di Rocca Salimbeni è una partita per gli azionisti di minoranza. A patto che abbiano almeno l’1% del capitale azionario della banca, e la Fondazione Mps da sola è al di sotto di questa soglia. Ecco allora che entra in gioco la cordata di Fondazioni Bancarie che ha sottoscritto l’aumento di capitale nel novembre scorso a cui andrebbe ad aggiungersi un pool di soci privati e fondi capitanati da Algebris. Proprio il fondatore Davide Serra, allo stato attuale, sarebbe l’ago della bilancia per la scelta dell’ultimo posto al tavolo del Cda del Monte dei Paschi. Considerate le sue affinità con Matteo Renzi e Italia Viva, dunque, il settimo prescelto per la banca senese potrebbe parlare fiorentino. E l’ipotesi di un componente guelfo sancirebbe la sconfitta da parte della politica ghibellina, specie in area centrodestra. Un segnale, non certo il primo, che da Roma arrivano i diktat per le scelte in terra di Siena.

Sullo sfondo i piccoli azionisti diverranno sempre più microazionisti, nonostante l’incontro avuto lunedì con Lovaglio. Un confronto della durata di un’ora e mezzo durante il quale l’amministratore delegato avrebbe ribadito l’intento dello Stand Alone.

Cristian Lamorte



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