Mps, governo pronto con uno scudo da 20 miliardi

Di Redazione | 20 Dicembre 2016 alle 10:17

Mps, governo pronto con uno scudo da 20 miliardi

Pronto il decreto, ma “fiducia nel piano Mps”

Un ‘scudo’ di 20 miliardi di euro da usare ‘a scopo precauzionale’ per intervenire nelle banche e salvare i risparmiatori e che il governo possa usare nel caso di fallimento dell’aumento di capitale di Mps ma non solo. Il consiglio dei ministri, in una riunione serale lampo, ha autorizzato il governo a chiedere al Parlamento, in un voto forse gia’ domani, l’autorizzazione a aumentare l’indebitamento per fare eventualmente fronte a necessita’ del comparto del credito.

La misura, se attivata, come hanno spiegato il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan avra’ un impatto sul debito pubblico e non sul deficit e sara’ quindi “one-off, temporaneo,non impattando sull’aggiustamento strutturale”. I 20 miliardi in particolare serviranno a due fini, “una garanzia di liquidita’ per ripristinare la capacita’ di finanziamento a medio e lungo termine” e “per un programma di rafforzamento patrimoniale” nel rispetto delle regole Ue.

Certo la speranza dell’esecutivo resta che il mercato, di piccoli e grandi investitori, creda al piano Mps e aderisca in massa alla conversione dei bond e all’aumento consentendo cosi’ un intervento ‘minimo’ dello stato, ma il governo si prepara al peggio con un decreto che metta in sicurezza la banca senese (e in prospettiva anche le altre) con una ‘ricapitalizzazione preventiva’ secondo le regole Ue. Se poi i risultati definitivi certificheranno giovedi’ pomeriggio un fallimento dell’offerta allora il governo potrebbe gia’ nella stessa giornata riunire a tal scopo il consiglio dei ministri, altrimenti previsto per venerdi’, e varare il decreto.

Certo la ricapitalizzazione preventiva, che va ricordato e’ misura per evitare il ben piu’ pesante bail in, e’ comunque una mossa non priva di sacrifici per i risparmiatori (si avrebbe una conversione dei bond obbligatoria e penalizzante) e di ostacoli politici. I 15 miliardi di euro di fondi da disporre in bilancio (non per la sola Mps ma potenzialmente anche per gli altri istituti in crisi, piu’ garanzie sulla liquidita’) proprio perche’ aumentano il debito e il deficit, seppure questo per un solo anno ‘una tantum’, devono essere approvati dal Parlamento con maggioranza assoluta. In termini generali non si tratta di una grande somma considerando il pil italiano (e’ meno dell’1%). Tuttavia il via libera non e’ scontato in Senato dove il governo deve fare i conti con i numeri a disposizione e i rapporti con le altre formazioni come Ala, non solo sul provvedimento ma su materie diverse a partire dalla partecipazione all’esecutivo.

Il premier non a caso ha detto che “si tratta di una misura precauzionale. In ogni modo abbiamo considerato nostro dovere varare questo intervento salva risparmi e mi auguro che questa responsabilita’ venga condivisa da tutte le forze del Parlamento”. Certo al Mef si spera che l’intervento pubblico arrivi nella misura ‘minima’ di partecipazione all’aumento di capitale visto che il Tesoro possiede il 4% di Siena. Aderire pro quota vuole dire 200 milioni che potrebbero salire a 6-700 se la Ue lo concedesse. Numeri per tamponare appunto una partecipazione consistente alla conversione e all’aumento sia del retail che degli istituzionali, magari con l’ingresso di qualche azionista ‘di peso’ che possano cosi’ sgravare il governo del ruolo scomodo di principale socio di una banca che dovra’ affrontare, in ogni caso, uno scenario di tagli e ristrutturazione. Ne’ va dimenticato che il decreto deve contenere altre misure per il settore bancario, meno eclatanti ma non per questo meno importanti. In primis la sospensione dell’obbligo di trasformazione in spa (forse per sei mesi) delle popolari, resa necessaria visto che su questo e su altri punti delle riforme pende il giudizio della Corte Costituzionale.



Articoli correlati