E’ ancora ferma la ricapitalizzazione di Mps
Un groviglio di richieste, tutte legittime, e una serie di risposte che tardano a concretizzarsi. Con la Ue e la Bce che continuano a confrontarsi senza arrivare, almeno finora, a un’intesa. La ricapitalizzazione preventiva di Mps, passaggio indispensabile per salvare la banca di Rocca Salimbeni, è ancora ferma: i tempi necessari per ottenere il via libera sono “fisiologici”, secondo quanto ripete Bruxelles, ma devono essere anche “ragionevoli”, secondo quanto si è sempre sostenuto a Roma, al Tesoro. Sicuramente, rischiano di pesare molto sulle sorti della banca. “Continuiamo a lavorare nei dettagli tecnici e su come applicare in pratica la misura di ricapitalizzazione precauzionale”, ha sintetizzato martedì il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. E ora anche la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager parla di un negoziato che “prende tempo, ma non penso che prenda più tempo di quanto richieda normalmente un caso del genere”. Ma, andando oltre le rassicuranti dichiarazioni ufficiali, spiega una fonte vicina al dossier, “il tempo, in questa vicenda, è una variabile sostanziale”, perché “il tempo costa, si paga, e più passa il tempo, più le condizioni per il salvataggio si fanno stringenti”. Non solo, come evidenziato anche dal cda della banca, sulla situazione attuale pesano ”elementi di rilevante incertezza” per la continuità aziendale. A partire proprio, si spiega, dai “tempi di autorizzazione” del piano di ricapitalizzazione preventiva.
Dietro i tempi “normali”, ci sono approfondimenti sostanziali. La Commissione Ue, a cui spetta il compito di approvare le modalità dell’intervento dello Stato, deve valutare se sono soddisfatte le condizioni stabilite nella direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie Ue. E per dare il suo via libera vuole risposte definitive rispetto a diversi fattori chiave: in particolare, e proprio su questo fronte è imperniata la dialettica con la Bce, Bruxelles chiede indicazioni certe sulla capacità della banca di essere solvibile in prospettiva e sulle perdite in corso, e di quelle attese, della banca. In questo contesto, è cruciale anche il risultato dell’ispezione, finita a febbraio 2017, della Bce sui crediti della banca. Al momento, però, come spiega lo stesso cda, non c’è stata la comunicazione degli esiti definitivi. Anche di questi nodi si parla nel confronto in corso sull’asse Roma-Bruxelles-Francoforte. Si parla, spiega Vestager, “di cose molto concrete, di consentire e di facilitare quello che il governo italiano intende fare nel proprio settore finanziario, nel rispetto delle regole europee”. Nel corso degli anni, ricorda, “abbiamo trattato i casi di oltre 120 banche; allora si trattava di casi molto più drammatici. Ora parliamo di ricapitalizzazione precauzionale – conclude – siamo in acque molto più amichevoli rispetto alle risoluzioni che si sono verificate all’epoca”. Ma, anche in “acque amichevoli”, a questo punto, il tempo stringe.