Dibattito sulle conclusioni della Commissione d’inchiesta: gli interventi di Tommaso Fattori (Sì – Toscana a Sinistra), Stefanto Mugnai (Fi), Stefano Scaramelli (Pd), Simone Bezzini (Pd), Giacomo Giannarelli (M5S)
Secondo Tommaso Fattori (Sì – Toscana a Sinistra) “le priorità oggi sono date dalla necessità di nazionalizzare Mps, risanarla, fare finalmente le riforme del sistema bancario, far partire una commissione di inchiesta parlamentare”. Fattori ha rilevato che “il cuore del problema sta nel fatto che Mps è stata usata come un bancomat, sta nell’elenco di coloro che hanno preso miliardi dalla banca senza restituirli”, ma che “ancora oggi si continuano a fare errori e a spingere la banca verso il baratro, e ovviamente a pagare saranno gli azionisti e i risparmiatori”. “Mi sembra un fatto gravissimo – ha aggiunto il consigliere – che il presidente del Consiglio Renzi si faccia dettare la linea per il futuro della terza banca italiana da J.P. Morgan. Serve una nazionalizzazione di Mps, perlomeno temporanea. Una scelta del genere è già stata fatta da Obama negli Usa, e per banche tedesche e del Regno Unito. C’è la possibilità di agire, una finestra che permette un accordo con l’Unione europea. Invece si sta spingendo la banca verso il bail in, per poi regalarla a prezzo stracciato a qualche investitore straniero”.
“La storia di Mps racconta la storia di un partito che vuole controllare integralmente le attività dei territori su cui governa, è prima di tutto un problema di impostazione culturale e politica” ha osservato Stefano Mugnai (Forza Italia). “I cittadini rimangono attoniti rispetto alla completa impunità di cui godono i responsabili di questa vicenda – ha aggiunto Mugnai -. E’ clamoroso che nessuno sia chiamato a rispondere di un disastro come questo”. E, ha avvertito il consigliere, “è estremamente pericoloso che tutte le scelte del governo riguardo a Mps siano posticipate. Si stanno perdendo settimane preziose e questo sicuramente avrà un costo, a fare le spese di ciò come sempre saranno i correntisti”.
“La responsabilità politica del Pd è oggettiva e la nuova classe dirigente di questo si è fatta carico”. E’ questo il giudizio di Stefano Scaramelli (Pd), per il quale “il passaggio cruciale sta nel governo diretto del credito da parte della politica, fatto questo avvenuto non solo a livello locale ma anche nazionale”. E’ emerso, inoltre, che “la Regione Toscana e il Consiglio regionale non hanno svolto quelle che erano le loro funzioni in questa vicenda”. Scaramelli ha commentato che “la Fondazione ha commesso errori incredibili, fra cui quello di partecipare all’aumento di capitale quando non c’erano prospettive chiare per la banca. Così sono stati bruciati milioni di euro, mentre oggi la Fondazione avrebbe potuto essere primo azionista, un socio stabile legato al territorio”. E la responsabilità di questo, ha concluso il consigliere, “è in primo luogo di chi governava il territorio”. Per Scaramelli “la soluzione proposta dal governo è positiva. Bisogna guardare alla risoluzione del problema e non alla speculazione politica”.
Simone Bezzini (Pd) ha ricordato che le conclusioni a cui si è giunti con il lavoro della Commissione “non sono lontane da quelle autocritiche, e alla conseguente svolta in discontinuità, fatte dalle istituzioni elettive senesi dal 2011. Autocritiche sicuramente tardive, ma che hanno portato a drammatiche battaglie politiche”. Secondo Bezzini c’è stata una miscela esplosiva composta da errori del management, da una crisi generale che ha amplificato gli effetti di questi errori, dal procrastinare scelte “che hanno prodotto un’elevata concentrazione del rischio”. “Ma in quest’ultimo caso – ha aggiunto il consigliere – le responsabilità non sono state solo del Pd e non solo della politica locale, perché non è stata solo la politica a essere coinvolta nella formazione della classe dirigente. Il Pd ha chiesto scusa, altri soggetti dovrebbero fare altrettanto”. Adesso, ha concluso Bezzini, rimangono alcuni interrogativi a cui rispondere, riguardo all’operazione Antonveneta e Banca 121, ma anche “se vi sia stato un costo aggiuntivo dovuto all’approccio sistemico avuto dalla banca”.
Giacomo Giannarelli (M5S) ha sottolineato che “abbiamo ricostruito un mosaico che ci fa puntare il dito contro un intero sistema, contro un intreccio diabolico che porta i risparmiatori a essere sempre le prime e le vere vittime”. “Per questo – ha detto il consigliere – abbiamo chiesto a gran voce ‘fuori i nomi’, fateci avere la lista di chi ha preso i soldi e non li ha restituiti, dei responsabili di quei 47 miliardi di crediti deteriorati. Ma questi nomi non saltano fuori”. “Pretendiamo discontinuità, onestà, terzietà e trasparenza – ha commentato ancora Giannarelli -. Invece Morelli non è idoneo a ricoprire il ruolo, e ci domandiamo perché Renzi lo abbia voluto. Banca Italia lo ha multato nel 2013 per un’operazione legata a Banca Antonveneta. Non possiamo permetterci che si continuino a fare favori a J.P. Morgan, chiediamo che Morelli faccia un passo indietro e che si affronti la questione Mps con strumenti diversi rispetto al passato”.
Al termine del dibattito è stata presentata, e poi ritirata, una proposta di risoluzione del gruppo Sì Toscana a Sinistra, che chiedeva allo Stato di entrare nell’azionariato di Mps e al Parlamento di istituire una Commissione di inchiesta. Da parte degli altri gruppi è stata fatta osservare l’inopportunità di presentare proposte di risoluzione in aula a seguito del lavoro di una commissione d’inchiesta regionale.