Era prevista oggi la sentenza del processo a carico di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps imputati per falso in bilancio e aggiotaggio in un filone delle indagini sulla banca senese e condannati dal Tribunale a 6 anni, ma non ci sarà. Uno dei componenti della Corte d’appello di Milano si è ammalato e la sentenza è slittata di nuovo, rinviata al prossimo 11 dicembre.
Al centro del procedimento, che vede imputato anche Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale (anche lui condannato, in primo grado, a 3 anni e mezzo), c’è la presunta “erronea” e “persistente” contabilizzazione nei conti della banca senese di Alexandria e Santorini (che erano stati sottoscritti con Deutsche Bank e Nomura dalla precedente gestione, quando presidente dell’istituto era Giuseppe Mussari) come operazioni di pronti contro termine sui titoli di stato, e quindi a saldi aperti, e non come derivati, e quindi a saldi chiusi. Contabilizzazione avvenuta nel 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale del 2015, quando Viola e Profumo erano rispettivamente ad e presidente, per coprire le perdite di Rocca Salimbeni dopo l’acquisizione di Antonveneta.
Nel frattempo, la Cassazione a ottobre ha confermato, dichiarando “inammissibile” il ricorso della Procura Generale di Milano, le assoluzioni di tutti gli imputati della precedente gestione della banca, tra cui Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Un altro filone su Mps è in fase di udienza preliminare e riguarda i cosiddetti “crediti deteriorati”.