Primo passo oggi verso la commissione d’inchiesta, Mps disponibile alla lista debitori ma “ostacoli normativi”
Primo test sulle banche per il governo Gentiloni. Oggi Camera e Senato discuteranno infatti la richiesta che viene dalle opposizioni (M5s a Palazzo Madama e Forza Italia a Montecitorio) di accelerare sull’istituzione di una commissione d’inchiesta che faccia chiarezza sulle crisi bancarie e sulle vicende che hanno portato al salvataggio pubblico di Mps mentre la stessa banca si dice pronta, se le norme lo permettono, a pubblicare la lista dei suoi principali debitori insolventi. Al momento ci sarebbero infatti ostacoli normativi che riguardano tutti gli istituti di credito a dare seguito al suggerimento arrivato dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che gia’ aveva scatenato ampio dibattito. Un dibattito destinato a riproporsi in Parlamento dove gia’ le opposizioni starebbero preparando emendamenti ad hoc al decreto ‘salva-risparmio’, che sempre oggi iniziera’ l’iter di conversione.
Intanto la direzione risorse umane di Mps, proprio mentre aumenta il pressing per avere la lista dei debitori, ha ricordato ai dipendenti, con una lettera interna, gli obblighi di condotta, legati anche a normative, per garantire uniformita’ e correttezza nella diffusione di informazioni. Se la proposta dell’Abi ha trovato il consenso dei sindacati, piu’ fredda e’ la reazione del governo, nonostante lo stesso sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta abbia sottolineato una esigenza di chiarezza, anche per ricreare quel clima di fiducia incrinato negli ultimi mesi sia per il collasso delle 4 banche (in risoluzione da un anno e ancora in cerca di compratore) sia per la crisi di Siena.
Se e’ “eticamente giusto proporre che siano noti i nomi di chi ha contribuito a creare questa situazione” ha osservato Baretta, il tema e’ di quelli per cui “ci vuole prudenza” e non ci sono “decisioni prese”. Anche perche’ il principio non e’ di altrettanto facile applicazione. Peraltro le imprese gia’ dal 2011, come ha chiarito il Garante per la Privacy, non godono piu’ “di alcuna tutela, almeno sotto il profilo della privacy”. Quindi gia’ sarebbe possibile rendere noti i debitori ‘persone giuridiche’ che “presumibilmente” rappresentano la gran parte degli insolventi che hanno contribuito al fallimento delle loro banche. Per Antonello Soro, pero’, cosa ben diversa sarebbe quella di pubblicare ‘liste’ di singoli cittadini, protetti anche dalla normativa europea sulla riservatezza. “Sarebbe sicuramente spropositato – chiarisce – privare della garanzia della riservatezza ogni cittadino” che chiede un prestito.
Certo, una spinta alla trasparenza sui ‘colpevoli’ dei dissesti bancari potrebbe ‘disinnescare’ la ben piu’ delicata partita della commissione d’inchiesta su Siena, sulla quale sono in pressing le opposizioni. Gia’ oggiil Senato dovra’ infatti votare per alzata di mano la richiesta dei Cinque Stelle di “dichiarazione d’urgenza” per il ddl che la istituisce, che, insieme ad altri 10 disegni di legge, e’ all’esame dall’inizio dello scorso anno della commissione Finanze di Palazzo Madama, che ha avviato sulle banche una indagine conoscitiva ad hoc “decisiva”, sempre nelle parole di Baretta e che soprattutto “non invade il compito della magistratura”. Alla Camera invece andranno al voto delle mozioni sulle banche: quella presentata dal Pd, a differenza di quella di Forza Italia, non accenna pero’ alla necessita’ di creare una commissione d’inchiesta, ma invita il governo a perseguire la “massima tutela dei risparmiatori” e a fare tutto il necessario perche’ si arrivi a una revisione del bail in – mentre il Tar ha respinto un ricorso del Codacons sui decreti che lo hanno attuato nel caso delle 4 banche. Uno stop alla commissione d’inchiesta, ritenuto abbastanza probabile in ambienti della maggioranza, non contribuirebbe a creare quel clima di “condivisione” auspicato in queste settimane, quindi ancora ci sarebbe chi preme perche’ si assecondino queste richieste. Intanto, al ritmo di un ricorso all’ora e’ partito l’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf), il nuovo strumento della Consob per risolvere al di fuori delle aule dei tribunali, le controversie con gli intermediari fino ad un valore massimo di 500 mila euro. Un primo dato che lascia immaginare saranno in tanti i piccoli investitiori che ricorreranno alla procedura semplificata che garantisce tempi di pronuncia, entro massimo sei mesi.