Mps prevede di chiudere il 2023 con un utile prima delle imposte superiore al miliardo di euro. Il risultato è superiore all’obiettivo di 909 milioni al 2026 previsto dal piano industriale 2022-2026. La guidance per il 2023, si legge nelle slide di presentazione dei risultati del semestre, prevede un margine di interesse superiore ai 2,1 miliardi, commissioni oltre gli 1,3 miliardi, costi inferiori agli 1,85 miliardi e un cet 1 fully loaded di circa il 16,5%.
Mps ha chiuso il primo semestre dell’anno con un utile di 619 milioni di euro, in crescita di circa 12 volte rispetto ai 53 milioni conseguiti nello stesso periodo del 2022, con un contributo di 383 milioni nel secondo trimestre, il 62,6% in più dei primi tre mesi del 2023 e ben al di sopra dei 217 milioni attesi dagli analisti. La ritrovata redditività contribuisce al rafforzamento patrimoniale di Siena: il Cet 1 ratio fully loaded sale al 15,9%, in crescita nel trimestre di oltre 90 punti base, “dotando la banca – spiega una nota – di una solidità patrimoniale ai vertici del sistema”.
Per Mps si tratta del “terzo trimestre consecutivo di crescita dell’utile netto”, con una “forte generazione organica di capitale”, che ha contribuito alla creazione di un cuscinetto di 500 punti base rispetto ai minimi regolamentari fissati dalla Bce per il Tier 1 ratio, e la generazione di “valore sostenibile”.
Nel corso del semestre, grazie alla spinta del margine di interesse (+64,4% a 1,08 miliardi) i ricavi sono saliti a 1,85 miliardi (+19,2%), nonostante una flessione dell’9,1% delle commissioni, scese a 670 milioni, e del 29,1% dei proventi della gestione finanziaria, calati a 100,3 milioni. Nel secondo trimestre si è assistito a un’accelerazione della performance, con ricavi della gestione caratteristica saliti del 9,6%, grazie al contributo sia al margine di interesse (+14,6% sul primo trimestre) che alle commissioni (+2%) Il risultato operativo lordo del semestre si attesta a 937 milioni (+95,9% anno su anno) grazie anche al miglioramento dell’efficienza operativa, che ha visto i costi ridursi del 14,9% nel semestre, principalmente per effetto delle uscite volontarie. Il cost/income si attesta così al 49%, battendo l’obiettivo di piano al 2026. Per quanto riguarda la raccolta commerciale, quella diretta sale del 2,6% a 84,12 miliardi, quella indiretta del 2,5% a 94,7 miliardi, con il risparmio gestito che si riduce dell’1,5% a 56,9 miliardi e quello amministrato che cresce del 9,1% a 37,8 miliardi.