Tra il 2012 e il 2015 Mps non ha contabilizzato tempestivamente nei propri bilanci rettifiche su crediti per complessivi 11,42 miliardi di euro, pari a 7,77 miliardi al netto dell’effetto fiscale, cifra “di importo pressoché analogo” agli 8 miliardi chiesti al mercato con gli “aumenti di capitale avvenuti fra il 2014 ed il 2015”.
E’ quanto hanno accertato i periti Gian Gaetano Bellavia e Fulvia Ferradini, incaricati dal gip di Milano Guido Salvini di verificare la corretta contabilizzazione delle rettifiche risultanti da tre ispezioni di Bankitalia e Bce tra il 2012 e il 2017, nell’ambito del procedimento che vede indagati per falso in bilancio gli ex vertici di Mps, Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori.
Le rettifiche effettuate dalla banca dopo gli interventi della vigilanza, che Mps ha imputato alla “costante congiuntura negativa del contesto macroeconomico e ad asserite modifiche intervenute nelle metodologie e nei parametri di valutazione dei crediti a seguito degli interventi”, erano in realtà per i periti “omesse svalutazioni per competenza di posizioni altamente problematiche”.
“Le procedure e le direttive” in tema di contabilizzazione dei crediti deteriorati di Mps “sino al 2017 sono risultate generiche, lacunose e, di conseguenza, totalmente inefficienti per una corretta classificazione e valutazione dei crediti”, consentendo “comportamenti quantomeno non omogenei e discrezionali da parte dei ‘valutatori del credito'” della banca “con conseguente violazione della normativa e dei principi contabili internazionali in materia” e produzione di “impatti quantitativi di assoluto rilievo”.
Una corretta contabilizzazione avrebbe aumentato la perdita del 2013 da 1,44 a 4,47 miliardi e tramutato i quasi 390 milioni di utile del 2015 in un ‘rosso’ di quasi 4,3 miliardi, riducendo in maniera speculare le perdite del 2014, 2016 e 2017, esercizi ai quali le svalutazioni sono state rinviate. All’aumento da 5 miliardi del luglio 2014 Siena si sarebbe presentata con un bilancio 2013 con un ‘rosso’ triplicato a quasi 4,5 miliardi e un patrimonio netto dimezzato, da 6,2 a 3,1 miliardi.