Non arriverà oggi, come era previsto, ma il 27 novembre la sentenza della Corte d’Appello di Milano nel processo a carico di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps imputati per falso in bilancio e aggiotaggio in un filone delle indagini sulla banca senese e condannati in primo grado a 6 anni.
Dopo gli interventi di repliche del sostituto pg Massimo Gaballo, dei difensori di Viola, Profumo e anche di Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale (anche lui condannato in primo grado, a 3 anni e mezzo), i giudici della seconda penale d’appello hanno deciso di rinviare alla prossima udienza l’intervento dell’ultimo difensore, quello dell’istituto di credito, imputato per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Quel giorno arriverà anche il verdetto.
Al centro della vicenda c’è la presunta “erronea” e “persistente” contabilizzazione nei conti della banca senese di Alexandria e Santorini (che erano stati sottoscritti con Deutsche Bank e Nomura dalla precedente gestione, quando presidente dell’istituto era Giuseppe Mussari) come operazioni di pronti contro termine sui titoli di stato, e quindi a saldi aperti, e non come derivati, e quindi a saldi chiusi. Contabilizzazione avvenuta nel 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale del 2015, quando Viola e Profumo erano rispettivamente ad e presidente (entrambi erano in aula oggi), per coprire le perdite di Rocca Salimbeni dopo l’acquisizione di Antonveneta.
Nel frattempo, la Cassazione nei giorni scorsi ha confermato le assoluzioni di tutti gli imputati della precedente gestione della banca, tra cui Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Un altro filone su Mps è in fase di udienza preliminare e riguarda i cosiddetti “crediti deteriorati”.