La decisione nel cda del Mps
Il Monte dei Paschi di Siena rompe gli indugi e dal Consiglio di amministrazione arriva la riapertura della conversione dei bond in azioni Mps, questa volta accessibile anche agli obbligazionisti retail, ovvero una platea di quasi 40 mila risparmiatori che nel 2008 sottoscrissero il bond da oltre 2 miliardi di euro che servi’ a finanziare l’acquisizione di Antonveneta
Nel complicatissimo puzzle del salvataggio di Mps, un tassello si e’ messo a posto da solo. Nel giorno del cda convocato a Milano per tracciare una strada alternativa all’intervento dello Stato, Paolo Gentiloni ha ricevuto l’incarico a formare un nuovo governo. E proprio la prospettiva di un esecutivo a breve “ci da’ fiducia sulla possibilita’ di perfezionare il nostro piano”, ha spiegato una fonte vicina al board senese. Per ricapitalizzare la banca con 5 miliardi, trovandoli solo sul mercato, “i tempi ci sono”, e’ l’assicurazione. L’operazione dovra’ concludersi entro la fine dell’anno, visto che la Bce ha risposto picche alla richiesta senese di poter prorogare la scadenza di 20 giorni. Il piano allo studio prevede di sommare il miliardo gia’ raccolto con la conversione dei bond istituzionali a un altro miliardo-miliardo e mezzo da incassare aprendo una nuova conversione, che stavolta abbia maglie piu’ larghe della precedente e coinvolga anche il retail: 40 mila risparmiatori con bond subordinati per un totale di 2 miliardi. Per farlo pero’, serve un aggiornamento dei termini dell’offerta che a sua volta deve avere il via libera della Consob: i contatti fra Siena e l’organo di vigilanza sono in corso da venerdi’. Un altro miliardo arriverebbe poi dal fondo sovrano del Qatar, che, sempre secondo chi e’ vicino al dossier, “e’ della partita”. Dopo le dimissioni di Matteo Renzi, gli Emirati hanno preso tempo, ma ora potrebbero essere rassicurati dal fatto che a breve ci sara’ un Governo con pieni poteri. Il rimanente dei 5 miliardi arriverebbe con un’operazione di ‘collocamento privato’. In pratica, le banche di affari non si costituirebbero in consorzio di garanzia, ma individuerebbero investitori a cui piazzare la cifra residuale che, magari, potrebbe essere coperta anche grazie un ‘contributo’ dello Stato, azionista di Mps. Questo intervento pubblico non avrebbe pero’ a che vedere con quello che dovra’ elaborare il nuovo governo nel caso in cui la strada di mercato – gia’ resa accidentata dal no della Bce – si dimostrasse impraticabile, vuoi per una scarsa adesione del retail alla conversione di bond vuoi per un passo indietro del Qatar. In questi giorni si e’ parlato di un ombrello statale che si configurerebbe in una garanzia tra i 3 e i 5 miliardi o nell’acquisto di bond retail da convertire in azioni o in un risarcimento al retail che si vedesse convertire forzosamente i bond. A questo punto, pero’, se il piano Mps fallisse, la palla passerebbe al nuovo Governo. Ma in un modo o nell’altro, con un intervento dello Stato, azionisti e possessori di bond sarebbero a rischio.