Indennità supplementare di 15 mesi e pagamento delle spese legali. Questa la decisione del giudice del lavoro di Siena Delio Cammarosano in merito alla causa intentata dall’ex ad di Mps Guido Bastianini, che licenziato nel 2022, aveva avviato un contenzioso per ottenere i danni cagionati dall’allontanamento subito, reputato ingiusto. E giustificato, secondo Mps, da una contestazione disciplinare di undici punti, tutti rigettati dal giudice del lavoro, che parla di una “articolatissima, ben congegnata costruzione postuma”. “La risoluzione del rapporto dirigenziale appare risultare tuttavia privo non solo di giusta causa ma anche di giustificatezza” scrive nella sentenza il giudice Cammarosano. Una decisione non definitiva con la causa che comunque potrebbe proseguire.
Il documento del Tribunale di Siena ricostruisce nel dettaglio come si sono sviluppati i fatti. Vi sono stralci dell’incontro al Mef, con il redde rationem, dove Bastianini viene convocato il 20 gennaio 2022. Sono presenti l’ex Direttore generale, Alessandro Rivera, altri funzionari e il Capo di Gabinetto del ministro, Giuseppe Chinè, oggi procuratore della Figc, noto per il caso plusvalenze. Da quasi un anno è in carica il Governo Draghi e al Mef siede Daniele Franco. Bastianini è stato nominato dal Mef alla guida della banca sotto il governo Conte2, con il ministro Gualtieri, nel maggio 2020.
L’incontro avviene qualche mese dopo il fallimento della trattativa per la fusione con UniCredit e a pochi giorni dall’approvazione del bilancio 2021 della banca di rocca Salimbeni. Il magistrato nell’ordinanza fa riferimento ad un file audio dell’incontro. L’ex capo di Gabinetto del ministro Franco, Chinè appunto, nel dialogo con Bastianini afferma, secondo il testo dell’ordinanza del Tribunale di Siena: “…siamo convinti che è il momento di cambiare, dobbiamo inevitabilmente cambiare possibilmente il vertice e dare un mandato diverso da quello che venne dato a suo tempo dal precedente Governo e guardare anche questo nuovo fronte europeo”. Subito dopo aggiunge in un altro passaggio: ‘..siamo qui perche’ questa è l’intenzione, quindi dell’azionista, del ministro, del Governo mi sento di dire”.
Sempre secondo quanto ricostruisce la sentenza, la richiesta a Bastianini è di presentare le dimissioni “nelle prossime ore” ma il manager si rifiuta, anche perchè si è a 17 giorni dall’approvazione del bilancio 2021, sottolinea nel colloquio al ministero, e la banca ha un piano industriale appena varato e un aumento di capitale da lanciare. Dopo quel rifiuto a dare le dimissioni la situazione precipita, stando alla ricostruzione del Tribunale. Passano pochi giorni e il cda Mps decide la revoca immediata delle deleghe di Bastianini quale amministratore delegato. Il cda coopta successivamente Luigi Lovaglio e gli affida il ruolo di capo azienda. Per il giudice “La Banca ha assecondato la volontà” di avvicendamento, quindi espulsiva, autonomamente motivata dal Mef sulla base di proprie valutazioni e scelte palesate con chiarezza nel colloquio” al ministero.