Il dossier Mps è tra i più scottanti fra quelli presenti sulla scrivania del neo ministro dell’economia Daniele Franco e su quella del neo presidente del Consiglio Mario Draghi, il cui Governo ha ufficialmente giurato ieri e dovrà affrontare mesi emergenziali tra recovery plan e piano vaccinale.
Come riporta la Repubblica, l’ex capo della Bce, vista la sua esperienze e conoscenza delle dinamiche bancarie e dell’Ue, potrebbe dare una sterzata decisa in un senso o nell’altro al futuro dell’istituto di piazza Salimbeni, di cui lo Stato è socio di maggioranza dal 2017. L’esigenza di Bruxelles sarebbe quella di disinnescare la “mina Mps” prima che contagi il sistema bancario. Sempre per il quotidiano infatti, sia a Bruxelles e Francoforte pensano che l’eventuale fusione con Unicredit potrebbe allargare il problema in prospettiva. Le altre opzioni sarebbero una gara internazionale (fra i pretendenti Bnp Paribas, Crédit Agricole e Deutche Bank) o uno “spezzatino”, con Mps concentrato solo in Toscana e Umbria.
Uno scenario che piace gli ambienti finanziari internazionali, che vedrebbe la banca senese detenere il 20% di quote di mercato, ripulita dagli Npl, accollati ad Amco e Fintecna, e dai contenziosi legali che pendono. Sarebbero inoltre evitati – spiega sempre Repubblica – drastici tagli di personale e sarebbero venduti al miglior offerente gli sportelli nel centro e sud Italia.