Piano Mps ancora con troppi nodi, fra questi burden sharing e esuberi
La trattativa per la cartolarizzazione dei crediti in sofferenza del Monte dei Paschi, tassello centrale del piano di ristrutturazione della banca, “e’ bene avviata”, indica una fonte a conoscenza del dossier. La cartolarizzazione delle sofferenze, un fardello da 29 miliardi, si farà con l’intervento di Atlante2, fondo che ha munizioni residue per 1,7 miliardi dopo aver acquistato i deteriorati delle banche ponte cedute a Ubi. Atlante e’ destinata ad acquistare la tranche mezzanina e la junior dei titoli della cartolarizzazione. Accanto ad Atlante potrebbero esserci altri investitori come Fortress e Fonspa. I tempi per l’accordo sulla ricapitalizzazione, che secondo Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Economia Padoan, ‘e’ in chiusura’ potrebbero essere rapidi anche se non rapidissimi. Se le trattative per la cartolarizzazione degli oltre 28 miliardi di crediti in sofferenza del Monte dei Paschi sono a buon punto, non altrettanto avviene per il negoziato sul piano di ristrutturazione della banca. Secondo indiscrezioni ci sono ancora nodi da sciogliere sul piano, in particolare sul taglio dei costi e quindi sul personale, che la banca e il Tesoro (che prende formalmente gli impegni con la Commissione) stanno trattando a Bruxelles.
Tra Siena e Bruxelles, tra l’altro, già nella trattativa del 2013, per il via libera ai Monti Bond, ci fu un lungo tira e molla con impegni presi che poi, alla prova dei fatti, la banca non riusci’ a rispettare anche per il deterioramento delle condizioni di mercato. E’ il caso dell’asset disposal mai realizzato da Siena che doveva vendere, ad esempio, la controllata francese Montepaschi Banque. Sulla Gazzetta ufficiale, intanto, e’ stato pubblicato il decreto ministeriale dell’Economia, firmato dal ministro Padoan il mese scorso, che ripartisce i 20 miliardi previsti dal decreto Salvabanche di Natale: 16 miliardi per la ricapitalizzazione precauzionale (per Mps il fabbisogno previsto e’ 6,6 miliardi sugli 8,8 chiesti dalla Bce) e 4 miliardi per le garanzie concesse sulle passivita’. Il Tesoro, come prevede il decreto di Natale, una volta raggiunto l’accordo con Bruxelles dovrà emanare tre decreti. Il primo per l’aumento di capitale, evitando cosi’ il rischioso passaggio di un’assemblea straordinaria dal quorum incerto, il secondo per il burden sharing e il terzo per la sottoscrizione della quota da parte di via XX Settembre.