Oltre dieci anni di indagini, perquisizioni, udienze, clamori mediatici e battaglie legali per terminare in una bolla di sapone. La sentenza della Cassazione mette la parola fine come un macigno sul caso derivati legati al Monte dei Paschi e assolve definitivamente gli ex vertici.
Era il 12 ottobre del 2015 quando a Milano si apriva il processo in primo grado al termine del quale furono inflitte condanne da 7 anni e 6 mesi per l’ex presidente di Banca Mps, Giuseppe Mussari, 7 anni e 3 mesi per l’ex dg Antonio Vigni, oltre a pene dai 5 anni e mezzo ai 3 anni per gli ex vertici e dirigenti del Monte, di Nomura e di Deutsche Bank. Era il 6 maggio del 2022 quando furono tutti assolti in appello dalle accuse, a vario titolo, di manipolazione dei mercati, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza. Oggi l’ultimo capitolo di una storia processaule decennale: la Cassazione ha dichiarato “inammissibile” il ricorso della Pg di Milano, Gemma Gualdi, contro le assoluzioni di tutti i 15 imputati per le presunte irregolarità nelle operazioni di finanza strutturata Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, realizzate dal Monte dei Paschi tra il 2008 e il 2012. Caduta nel nulla la tesi della procura su un “disegno criminoso per occultare le perdite nei bilanci, conseguenti all’acquisto di Antonveneta” costata al monte 17 miliardi.
“Dopo la fine del primo processo Mps” sull’ostacolo all’utorità di vigilanza “sul presunto occultamento del Mandate Agreement dell’operazione Alexandria, conclusosi con l’assoluzione per l’insussistenza del fatto, il processo per le presunte falsità di bilancio di Mps e presunte turbative di mercato, che non avrebbe mai dovuto cominciare, si è finalmente concluso, dopo una lunga, tormentosa, angosciosa vicissitudine processuale, là dove meritava di finire: nel nulla. Giustizia è fatta ma Mussari non è più quel che era quando questa vicenda è iniziata, e nessuno gli restituirà nulla”.
Lo hanno detto i legali di Mussari, Padovani, Pisillo e Marenghi commentando la sentenza della Cassazione. Parole che fanno eco, con il senno di poi, a quelle proprio dell’ex presidente di Rocca Salimbeni, che è intervenuto in serata per commentare gli esiti processuali. Parole che allora strapparono un sorriso in aula e che oggi lasciano pensare. Quelle passate alla storia in questi 10 anni di vicende giudiziarie. Quelle pronunciate da Mussari dal banco degli imputati a Siena nel gennaio di 9 anni fa: “Io Maramaldo no!”
E a gioire oggi sono stati anche gli azionisti che hanno visto il titolo volare in Borsa; su tutti, probabilmente, l’azionista di maggioranza. Se la sentenza della Cassazione, infatti, dovesse fare scuola per i prossimi collegi giudicanti il peso a bilancio delle azioni legali decadrebbe notevolmente e crescerebbe invece la dote con cui vendere il Monte dei Paschi al miglior acquirente.
Cristian Lamorte