Guerra aperta senza esclusione di colpi tra Valentini e renziani
Aveva scritto ieri Bruno Valentini: “L’elezione di Simona Bonafè come segretario regionale sarebbe di fatto la beffarda riproposizione di uno schema e di una squadra che dopo una stagione indubbia di successi ha inanellato una serie impressionante di sconfitte, Siena compresa. Il messaggio all’esterno sarebbe a mio parere devastante perché non mostrerebbe ai cittadini che il PD ha imparato dai propri errori e potrebbe isolarci ancora di più per le prossime sfide amministrative, dove invece abbiamo bisogno di aprirci e ritrovare collegamenti sociali ed alleanze politiche finora clamorosamente mancanti”.
Dal suo profilo Facebook risponde a Valentini l’ex vice segretaria comunale Ginevra La Russa, di area scaramelliana: “Caro Valentini, a Siena ha portato alla sconfitta la tua riproposizione, come sindaco uscente. Ad aver allontanato tanti elettori e diviso in correnti la città è stato il passo indietro che non hai mai fatto. Se c’è una colpa nel nostro partito è quella di averti ri-candidato. Non lo dovevamo fare. Il Pd a Siena il 4 marzo ha preso 12.400 voti in coalizione, un grande risultato. Solo tre mesi dopo, con te candidato alle amministrative del 10 giugno, il Partito Democratico ha perso 5.000 voti. Un’emorragia senza precedenti. Un dato di fatto che meriterebbe analisi seria, rispetto e umiltà. Hai ragione oggi solo su un punto, quando dici che c’è “bisogno di una nuova fase di partecipazione”. Peccato che a questo bisogno tu non abbia mai risposto. Un bisogno che hai accarezzato quando ti abbiamo visto salire sull’onda dell’ex segretario Matteo Renzi, che hai finto di soddisfare quando promettevi di scardinare vecchie logiche. Poi, però, ti sei fatto dettare l’agenda dai soliti noti.
Gli errori, nel mio partito, sono stati tanti. È vero. Un errore di cui non mi pento però, e anzi rivendico, è la generosità e l’unità nella quale siamo riusciti a ritrovarci, nonostante le profonde divisioni sull’opportunità della tua candidatura, per correre insieme. Abbiamo corso con te e per te. Nonostante tutto, nonostante molti credessero fosse sbagliato ricandidarti. Ti abbiamo sostenuto in modo autentico e sincero, forse oggi mi chiedo se davvero siamo stati troppo generosi.
Una generosità che abbiamo avuto anche davanti alla tua caparbia autoreferenzialità che ha contraddistinto ogni singolo passaggio politico. Basti solo ripensare agli apparentamenti del ballottaggio, a come siano stati trascurati e persi tanti rapporti con la realtà esterna e con la complessità delle tante sensibilità che caratterizzano la nostra città. Un pizzico di generosità e di senso di comunità sarebbe servito anche a te che, dopo decenni di politica in ruoli di primo piano, avresti dovuto fare un passo indietro per portare tutti in avanti.
La peggiore sconfitta sarebbe continuare a perseverare sulla stessa strada, con lo stesso schema autoreferenziale, con le stesse logiche. Se per le primarie di domenica mi fosse servito un motivo in più adesso ce l’ho. Andrò al seggio e voterò Simona Bonafé. Una persona non autoreferenziale ma generosa nel suo impegno politico, aperta alle tante sensibilità. Una donna che non riproporrà vecchie squadre e logiche. Con Simona Bonafé possiamo ritrovare l’unità, riappropriaci dei valori autentici del nostro partito e iniziare una nuova fase fatta di idee e contenuti. Libera dagli attacchi pretestuosi e dai livori personali. Voterò Simona perché voglio un Partito Democratico che guarda avanti, attento ai problemi reali delle persone, che non parla ai nemici interni ma agli iscritti, alle persone e per le persone”.
E Bruno Valentini prontamente risponde, senza lesinare altrettante frecciate: “Cara Ginevra, sarò esplicito. Tu e il tuo gruppo avete screditato l’attività della amministrazione comunale uscente in modo sistematico, dando argomenti agli avversari. Non è colpa mia se a causa del vostro scarso radicamento in città non siete stati in grado di costruire un’alternativa alla mia candidatura. Le alleanze che avete coltivato sono state determinanti per farci perdere, perché si sono alfine schierati con gli altri. È paradossale che vi lamentiate dell’ apparentamento con la Lista Piccini, perché ne eravate i più convinti. Del resto, come tu hai confessato con qualche amico, non hai votato per me alle elezioni, quanto meno al primo turno. Per quanto riguarda il rapporto ed il giudizio su Renzi, ne sono stato fra i primi sostenitori quando non c’era alcuna convenienza, come mi era già accaduto anni prima con Franceschini. Il “tocco magico” di Matteo sì è però trasformato nel suo contrario e per il bene della nostra comunità e del Paese, credo che solo un’altra guida possa rendere credibile la nostra offerta politica. Troppe sono le contraddizioni del PD “renziano” , che soprattutto non sa fare autocritica. Cosa che ho dovuto imparare a fare anch’io perché condivido la responsabilità della sconfitta di Siena, maturata però per la combinazione del fuoco amico e del peso negativo del marchio PD che sarebbe illogico attribuire a me, senza quindi riflettere sui motivi della scarsa attrattività di un partito che anche a Siena è apparso dilaniato da lotte intestine. Resto grato a Renzi per quello che ha saputo fare per il PD e per l’Italia, ma non sono così cieco da non constatare cosa è diventato il partito sotto la sua egemonia e quanto la gente ci senta lontani. Una delle peggiori conseguenze di questo sfacelo è il brutto costume dell’ invettiva contro i propri compagni di strada, se hanno idee diverse o le cambiano nel corso del tempo. Ancora una volta faccio politica senza rete di salvataggio, solo perché credo negli ideali e non serbo rancore, anche se tutto questo veleno ammorba l’aria e provoca una graduale emorragia di militanti. Ricordiamoci tutti che dopo il congresso, dovremmo convivere in un’unica comunità e che i nemici sono altri e continueranno a fare male all’Italia se il nostro sport preferito sarà una danza macabra su quel resta del PD e della sinistra”.