Era soltanto il 2 aprile quando il sindaco di Siena Luigi De Mossi invocava la necessità di non dare e non ricevere sportellate per le nomine dei vertici della Fondazione Monte dei Paschi. All’indomani della conferma di Carlo Rossi alla presidenza dell’ente di Palazzo Sansedoni e di Bernardini e Baiocchi nella deputazione amministratrice, oltre all’ingresso di Barbafiera e Manganelli, il primo cittadino loda l’unitarietà di scelta e la capacità di fare sintesi degli enti nominanti.
“In un momento come questo dovevamo dimostrare un’assoluta unitarietà di scelta, perchè la città ha bisogno di certezze, ha bisogno di operare immediatamente. E questo è stato il senso del nostro atteggiamento”.
Un rinnovo dei vertici nel segno della continuità e che evoca una vittoria nelle parole del sindaco.
“Ovviamente è una soluzione che si può vedere come un bicchiere mezzo pieno, ma resta il fatto che siamo riusciti a dare continuità alla Fondazione senza dover ricorrere espedienti eccezionali e questo secondo me è già una vittoria”.
Critico invece nelle scelte politiche che hanno portato alla conferma di Rossi e al rinnovo della deputazione amministratrice Pierluigi Piccini di Per Siena.
“Il Pd porta a casa praticamente porta a casa tutte le presidenze, quella della Fondazione, quella del Santa Maria della Scala e probabilmente anche quella dell’Acquedotto del Fiora. Non ho capito bene questo centrodestra cosa fa”.
Intanto proprio oggi la Fondazione Monte dei Paschi è risultata aggiudicataria provvisoria in asta giudiziaria dell’edificio ex Siena Biotech, per un importo pari a 8 milioni di euro; la stipula del rogito notarile avverrà nelle prossime settimane. In linea con la pianificazione strategica dell’ente, l’operazione è stata effettuata con l’obiettivo di assicurare la disponibilità dell’edificio, mediante locazione, alla Fondazione Toscana Life Sciences.