Olio, l’anno del riscatto: qualità ottima e produzione in aumento del 30%

Baragli (Fedagripesca-Confcooperative): "Prezzi in linea con quelli dell'anno scorso. Ma temiamo per le conseguenze dell'emergenza sanitaria sui consumi"

Di Redazione | 3 Novembre 2020 alle 12:31

Olio, l’anno del riscatto: qualità ottima e produzione in aumento del 30%

Si preannuncia un’ottima annata per l’olio toscano, anche se la situazione non è uniforme sul territorio. Lo assicura Fedagripesca-Confcooperative.

La raccolta delle olive nelle campagne è iniziata solo da un paio di settimane, ma molte aziende agricole e frantoi esprimono già soddisfazione per una resa che promette di riscattare quella del 2019, quando l’attacco della mosca e le temperature elevate in fase di fioritura degli ulivi compromisero la produzione dell’olio toscano.

Quest’anno, anche se la maturazione delle olive non è ancora completa e l’andamento climatico non è del tutto favorevole a causa delle ultime intense piogge, i quantitativi di “drupe” sugli alberi sono decisamente maggiori di quelli dell’anno scorso. Soprattutto nella parte centrale della Toscana, intorno a Firenze, il carico di olive è decisamente importante. A soffrire di più sono la zona costiera e il grossetano: qui le gelate di aprile hanno danneggiato la fioritura compromettendo la quantità di olive e, di conseguenza, le rese.

“Per quest’anno stimiamo una produzione complessiva di circa 140mila quintali di olio, il 30% in più circa dell’anno scorso. Dopo un 2019 sotto i 100mila quintali, torniamo dunque in linea con la media toscana degli ultimi dieci anni –  precisa Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative e presidente della cooperativa Colli Fiorentini–Valvirginio – Inoltre, la qualità del prodotto sarà ottima, con un’acidità bassissima e di conseguenza un gusto più morbido. Ci aspettiamo punte di eccellenza molto alte».

Oltre alla qualità, un’altra buona notizia per i consumatori: i prezzi per il momento si mantengono stabili rispetto al 2019. “La tendenza che abbiamo notato è quella di lasciare invariati i prezzi all’ingrosso (da 7,5 a 8 euro) e al consumatore finale, dai 10 ai 20 euro – prosegue Baragli – Una cosa è certa, però, su ogni previsione pesa lo spettro dell’emergenza sanitaria e di un possibile lockdown che potrebbe bloccare i consumi di ristoranti, alberghi e scuole”.



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