Fin dall’estate 2022 i due ucraini, zio e nipote, accusati di aver ucciso e rapinato nel settembre 2022 nella sua casa in largo Sassetta la signora Annamaria Burrini, 81 anni, progettavano il crimine sfociato in tragedia. E avrebbero tentato una prima volta di rapinare l’abitazione nei primi di agosto, propinando alla vittima del lassativo, senza però avere successo.
Tutto questo è emerso nell’ultima udienza del processo in Corte di Assise al Tribunale di Siena a carico dei due stranieri, il 39enne e la nipote di 25 anni, imputati con giudizio immediato per omicidio volontario premeditato aggravato dal nesso teleologico. A testimoniare è stato un sovrintendente della Squadra Mobile della Questura, coordinata dalla pm Sara Faina durante le indagini, il quale ha relazionato su tutto il lavoro svolto su intercettazioni telefoniche (anche successive al fermo) e analisi di chat e telefoni sequestrati, che ha prodotto importanti elementi per promuovere le accuse.
Già in estate i due pianificavano la rapina, come si evince da contatti telefonici, foto, screenshot, ricerche online su medicinali e gocce, messaggi, e avrebbero provato già una volta a mettere ko la signora utilizzando un lassativo Guttalax, senza però riuscire a portare a compimento il colpo. Zio e nipote avevano infatti fiutato il bottino nascosto in casa della donna, grazie alle informazioni fornite dall’inquilino della signora, cui viene addebitato un precedente furto da oltre 20mila euro a danno della padrona di casa, ed è a processo stralciato per concorso in rapina.
Secondo la ricostruzione del testimone, escogitando il piano di un finto interesse per l’acquisto di un fondo di proprietà della Burrini, sono saliti a casa della donna e dopo aver drogato un succo Ace acquistato nel vicino supermercato, hanno cercato di narcottizare l’anziana, poi strangolata con un laccio di scarpa. Insieme, come ancora riportato dal teste, l’avrebbero adagiata sul letto della sua camera, per poi uscire insieme da casa dopo aver arraffato soldi e gioielli, sul cui valore per la vendita e ricettazione sono state fatte delle successive ricerche online, come emerso dalle analisi dei telefoni. In un’intercettazione si parla della siringa del sonnifero Dimedrol, in un messaggio ci si augura che la signora “beva il succo”.
I dialoghi telefonici smentirebbero anche la versione fornita agli inquirenti dalla 25enne, che aveva assicurato di essere fuggita dalla casa non appena visto lo zio uccidere la Burrini: parlando con la madre, riferisce il sovrintendente della Mobile, spiega di essere uscita dall’abitazione insieme al parente.