Il gip del tribunale di Siena Chiara Minerva ha confermato le misure di custodia cautelare imposte ai due fermati per l’omicidio della 81enne senese Annamaria Burrini, rapinata e uccisa nella sua casa lo scorso 26 settembre. Oggi al palazzo di giustizia si è tenuta l’udienza di convalida del fermo e insieme l’interrogatorio di garanzia, alla presenza del 39enne e della 25enne ucraina arrestati dalla Polizia con l’accusa di rapina aggravata e omicidio volontario, che sarebbe giunto tramite strangolamento, dopo il tentativo di narcotizzare la vittima.
I difensori avevano chiesto la scarcerazione e in subordine i domiciliari per entrambi, zio e nipote, in particolare per la 25enne erano stati addotti motivi familiari avendo la donna una bimba piccola da accudire, ma il giudice, dopo 5 ore di riflessione, ha valutato di confermare quanto richiesto dalla Procura, anche per scongiurare un possibile pericolo di fuga dei due.
Nel corso dell’interrogatorio il 39enne ha professato la sua innocenza, spiegando che non si trovava dentro la casa teatro dell’omicidio ma nei dintorni, e dando una ricostruzione completamente diversa dei suoi movimenti in giornata rispetto alla versione offerta agli inquirenti dalla nipote, tanto che la legale ha parlato di assenza di elementi chiari che lo collegherebbero all’omicidio, salvo la confessione della 25enne. È possibile adesso che le difese facciano ricorso al tribunale del Riesame.
E si dovrà comunque attendere i rilievi della scientifica per accertare la presenza delle impronte dell’uomo sulla scena del crimine e i risultati dell’autopsia iniziata oggi a Firenze, che stabilirà la dinamica del delitto, che secondo quanto raccontato dalla donna, sarebbe stata commesso materialmente dallo zio (trovato con addosso anche parte della refurtiva) mediante l’uso di un laccio di una scarpa, al momento però non rinvenuto dagli investigatori.
C.C