Stop alle limitazioni più rigide figlie della stagione pandemica riguardanti gli accessi negli ospedali e nelle cliniche sanitarie. Il Presidente della Regione Eugenio Giani ha annunciato una circolare volta a favorire la reintegrazione di ampie fasce orarie in cui amici e parenti possano far visita ai propri cari ricoverati, laddove siano rimaste limitazioni ancora connesse al rischio di contagio da Covid.
“Variamo un progetto che io chiamo “Ospedale Aperto” – lancia la disposizione il Presidente della Regione Eugenio Giani -. Ospedale aperto significa umanizzazione delle cure e quindi rapporto dei parenti con il proprio congiunto quando si è in ospedale. Abbiamo riscontrato, da segnalazioni di cittadini e comitati, che abbiamo negli ospedali atteggiamenti che possono essere eterogenei. Magari in alcune strutture si è ritornato al periodo pre-covid, e quindi alla possibilità di visita in orari di una certa consistenza, in altre invece in orari ridotti e questo non è giusto perché bisogna consentire il rapporto”.
Una circolare cha ha l’obiettivo di armonizzare le regole che riguardano tutte le strutture sul territorio toscano, ponendo al centro del percorso di guarigione del paziente il delicato tema dell’umanizzazione delle cure che accompagna in modo efficace l’attività clinica e medica del ricoverato.
“L’assistenza sanitaria è fatto ovviamente di farmaci, è fatta di attività clinica in senso stretto, ma necessita anche di una componente umana e sociale che ha un valore importantissimo nella cura delle persone – spiega l’Assessore Regionale al Diritto alla Salute Simone Bezzini -. Gli anni passati sono stati anni legati alla pandemia, che hanno ristretto gli spazi di ricerca di umanizzazione delle cure, per ovvie ragioni, c’era un’emergenza pandemica da gestire. Ora bisogna tornare a investire su questo aspetto e quindi nei prossimi giorni i dirigenti dell’assessorato hanno il compito di definire una circolare omogenea. Perché l’altro tema è anche quello di garantire omogeneità a tutto il territorio regionale per quanto riguarda gli spazi di umanizzazione, gli spazi di relazione tra i pazienti familiari che fa riferimento ai pazienti stessi”.