“Le mani e la mente. Il fare, il sapere e il sentire di un chirurgo” è il titolo del libro scritto dal dottor Giuseppe Oliveri insieme alla giornalista senese Giulia Maestrini. Dopo la pubblicazione di questo volume, che è una combinazione tra un’autobiografia e una lettera d’amore verso il Sistema Sanitario Pubblico, il celebre neurochirurgo è tornato a presentare la sua opera in quella che è stata per decenni una seconda casa, al Policlinico Le Scotte di Siena. Un racconto che è nato proprio nelle sale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese negli ultimi anni di attività in cui lo stesso Oliveri ha ripercorso numerosi episodi e tanti aneddoti legati alle vicende umane, oltre che professionali.
“L’idea è nata sostanzialmente quando ero negli ultimi anni di attività quando vedevo i ragazzi operare e ho avuto in mente un sacco di episodi legati al passato – spiega Giuseppe Oliveri -, su come sono diventato, su cosa è successo. E ho avuto voglia di scriverlo. Col tempo ho capito come nel momento in cui operi si debba pensare solo alla tecnica dell’intervento da affrontare, però è importante creare un rapporto con i pazienti perché rischiano la vita o dei deficit invalidanti e per cui si devono fidare di te”.
Il dottor Oliveri è stato per 20 anni alla guida della Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese contribuendo alla crescita del reparto e della specialistica, rendendola un vero e proprio punto di riferimento per la salute dei pazienti e delle rispettive famiglie. In tutti questi anni il neurochirurgo ha anche vissuto il forte cambiamento del Sistema Sanitario e della Sanità pubblica, per questo vuole sottolineare come sia importante cavalcare l’onda dell’entusiasmo dei giovani professionisti.
“La nostra è una vita di sacrifici, una vita pesante e una vita con poche gratificazioni – prosegue Oliveri -. Il problema è quello che bisogna trovare entusiasmo nella Sanità Pubblica che è la cosa che adesso manca e che spiega perché tante scuole di specializzazione vadano deserte. Io credo che sarebbe importante lavorare con entusiasmo e per chi dirige è importante creare degli ambienti dove si lavora con entusiasmo”.