L’esperienza di Pier Carlo Padoan come parlamentare “senese” è giunta al termine. L’ex ministro dell’Economia diventerà a breve Elezion, dopo che è stato cooptato in qualità di amministratore non esecutivo dal Cda dell’istituto di credito. Un carica incompatibile con quella di deputato, tanto che l’ex inquilino di via XX settembre ha già annunciato “lascio il Parlamento”.
All’ombra della Torre del Mangia non è che per la verità Padoan si sia visto spesso. Una visita a elezioni vinte e qualche altra sporadica apparizione nei due anni successivi: troppo poco per alcuni, al punto di domandarsi quale era stato il guadagno effettivo per il territorio.
Eppure, la sua candidatura a Siena era stata fortemente voluta dal Pd, che nel collegio uninominale per la Camera lo aveva opposto a Claudio Borghi: l’uomo simbolo, insieme al fiorentino Alberto Bagnai, della politica antieuropeista e antieuro della Lega. L’ex ministro, non certo una figura abituata alle campagne elettorali, l’aveva spuntata di misura, 36,2 contro 32,3.
Un risultato forse sotto le previsioni – Siena era considerata dai Democratici un seggio blindato -, anche se non aveva potuto contare sull’appoggio di una sinistra unita, Liberi e Uguali aveva optato per Fulvio Mancuso, e aveva dovuto resistere agli attacchi sulle condotte economiche dei governi Renzi e Gentiloni, oltre che su Mps: già allora in orbita statale.
Con l’addio di Padoan, la città sarà chiamata a breve alle elezioni suppletive per eleggere un proprio rappresentante in Parlamento. Le grandi manovre politiche possono iniziare.