Pakistani a Siena, Ferretti (Caritas): "A Siena c'è un sistema di presa in carico pubblico-privato unico in Italia"

"Queste persone hanno chiesto diritti in modo garbato, senza prepotenza, viaggiano da anni e dormono nei garage. Non possono lavorare senza la richiesta di asilo, da irregolari rischiano di drogare il mercato. La rete di aiuti sanitari non toglie niente ai senesi, evitiamo che vadano a ingolfare pronto soccorso e studi medici"

Di Redazione | 12 Novembre 2022 alle 21:45

E’ ormai esploso il caso dei numerosi cittadini pakistani e afghani presenti a Siena in attesa di accoglienza, che nei giorni scorsi hanno inscenato una protesta davanti alla Questura per chiedere diritti e garanzie dopo mesi passati a dormire nei parcheggi seminterrati della stazione. Il punto a Siena Tv di Anna Ferretti (Caritas).

“I ragazzi dormono ancora nei garage, ne abbiamo 12 nel dormitorio di via Mascagni, e ora valutiamo altri 8 posti letti. Ci sono 4-5 persone che portiamo a Tolfe, che hanno problematiche sanitarie, lì c’è un appartamento dove possono curarsi, ma poi tornano alla Stazione, dobbiamo fare rotazione – spiega – senza i Cas, è tutto bloccato il sistema. Sono anni che viaggiano, vivono da mesi in un garage, la protesta non è stata inutile come qualcuno ha detto – puntualizza – chiedono diritti con garbo e non con prepotenza. Finchè non hanno presentato la domanda di asilo, e sono passati 60 giorni, non possono lavorare regolarmente. Al momento invece sono invisibili e possono drogare il mercato del lavoro perchè magari sfruttati in nero e ricattati” fa notare la Ferretti.

Al momento c’è una rete di sostegno unica in Italia: “Siena mette in piede, in attesa dell’ultimo timbro ufficiale, un sistema pubblico-privato che sta funzionando, con la società della salute, e collaborano medici volontari alla Corte dei Miracoli, una dottoressa che fa le prescrizioni e prenota visite all’Asl od ospedale, il quale ha aderito al protocollo. Tutto questo non toglie nulla ai senesi – precisa – ad Agosto ci siamo accorti della situazione, questi soggetti ingolfavano pronto soccorso e studi medici con accessi impropri, in questo modo invece si tutela la comunità e le persone coinvolte. C’è una rete sempre più forte, che potrà servire anche per altre situazioni”.



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