Pakistani a Siena, la storia di Asif: "Non avevo niente, adesso studio e ho tutto. Troppo odio sui social, noi siamo umani"

La sua è una testimonianza di accoglienza e di rinascita

Di Simona Sassetti | 8 Ottobre 2024 alle 17:00

Asif viene da Kashmir e gli ultimi due anni li ha trascorsi a Siena. Appena arrivato in città ha vissuto come ancora vivono tanti migranti pakistani: in strada, senza niente. Non ha smesso di crederci ed oggi ha una casa, un lavoro e dei libri da studiare sulla scrivania per raggiungere il suo primo obiettivo: una laurea in Economia. Lo incontriamo a San Francesco in una pausa fra una lezione e l’altra. Li chiama “figli” coloro che dormono, o meglio dormivano nel parcheggio del Duomo prima di essere sgomberati. Come figli per lui sono coloro che lo hanno aiutato e che sono stati con lui nei momenti più difficili. “Spesso invito loro a cena adesso che ho una casa. Siamo umani, vedo troppo odio. Le persone dicono che i ragazzi sono pericolosi perchè dormono nel parcheggio, ma noi siamo uguali a chi si lamenta, siamo tutti umani. Su facebook ho visto molta rabbia, i ragazzi vogliono solo una casa. Noi con i documenti viviamo una vita regolare e tranquilla, possiamo avere quello che adesso ho io. Sono stato un anno dentro all’accoglienza, ho fatto il volontario per dare una mano alla comunità che mi ha dato tanto, prima come soccorritore del 118 e ora sto iniziando un corso con la misericordia. Lasciare la terra non è facile e sono grato a Siena e chi ci ha aiutato quando siamo ripartiti da zero”.

Asif arriva da Kashmir regione storico-geografica situata nel confine fra India e Pakistan. Le tensioni tra i due stati non sono una novità. Per decenni hanno portato avanti una vera e propria guerra di confine, con gli eserciti dei due Paesi che hanno continuato ad invadere ed occupare i territori reciproci lungo il confine. La violenza politica e le tensioni etnico-nazionali sono costanti  in Pakistan che si posiziona, inoltre, tra i dieci Paesi al mondo più colpiti dalla crisi climatica, sebbene contribuisca per meno dell’1% alle emissioni globali di gas serra. Un paradosso che evidenzia l’ingiustizia climatica. Rifugiati climatici, che scappano da violenza e dalla povertà. Asif preferisce non parlare di come viveva lì, adesso pensa solo al domani.

“Kashmir è una città problematica – spiega – ma da due anni sono in Italia, all’inizio è stato un periodo durissimo, non avevo niente e sopratutto non sapevo la lingua. Poi ho fatto dei corsi di italiano e ora sono anche iscritto ad economia, ho la patente, la macchina e una casa. Sto pagando tasse, lavoro part time, studio. Ho tutto”. La sua è una storia di vita come tante, una storia di rinascita. Per quelli come lui non c’è più posto in città. La Questura, coadiuvata dalla Polizia Municipale, sta intervenendo da alcuni giorni all’interno del parcheggio Duomo per la tutela della vivibilità urbana e del decoro del centro urbano. La misura ha causato una specie di caccia all’uomo e sopratutto ha fomentato un giro d’odio sui social che cavalca gli istinti peggiori delle persone. Una situazione di estrema vulnerabilità è diventata un problema igienico. Le parole “sanificazione” e “decoro della città” hanno preso il sopravvento.

“Ci sono tanti amici miei che stanno facendo di tutto per essere bravi ragazzi – spiega Asif -, chi non rispetta le regole non va protetto, ma tanti come me sono solo dei bravi ragazzi che vogliono fare del bene alla comunità. Durante il Palio, grazie ad Andrea Mari (Siena Italian Studies )  noi abbiamo fatto i volontari, abbiamo lavorato per questa città, basterebbe capire che chi sta fuori senza un tetto sta soffrendo”. Sono le persone come Asif che non devono sparire dal racconto collettivo. Un racconto fatto da una rete di solidarietà che garantisce ancora dignità e che ogni giorno fa in modo che la parola accoglienza non sia definitivamente cancellata dal vocabolario della città.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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